Martin Scorsese e i dubbi su Shutter Island

Il regista newyorkese continua a portare avanti la sua idea di cinema. Ma il sistema produttivo odierno è cambiato radicalmente rispetto gli anni dei suoi esordi.

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BANDO BORSE DI STUDIO IN CRITICA, SCENEGGIATURA, FILMMAKING

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Martin Scorsese, a quasi 81 anni, ha il coraggio di rimettersi in discussione. In una lunga intervista per Deadline, in occasione dell’uscita del suo atteso Killers of the Flower Moon, Scorsese tira in ballo gli errori, le possibilità colte ma anche quelle sfumate, le scelte che avrebbe cambiato e i film che avrebbe girato in modo diverso – o non girato affatto.

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È proprio la collaborazione con Leonardo di Caprio – otto i film insieme finora, compreso Killers of the Flower Moon – per Shutter Island che viene ripensata, ma non per la presenza dell’interprete quanto piuttosto per dei sistemi produttivi non proprio limpidi e congeniali ai suoi tempi di lavorazione. Infatti dopo la vittoria del premio Oscar per la miglior regia con The Departed, Scorsese si dedica al thriller psicologico incoraggiato più che altro dalla vittoria dell’Oscar” spiega il regista; “ quando probabilmente il film che volevo davvero fare era Silence”. Prima di Silence però verranno altri due film: Hugo Cabret e The Wolf of Wall Street.

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Come spiega in un illuminante intervista per GQ “gli studios non sono più interessati a supportare le voci individuali che esprimono i sentimenti o le emozioni, anche attraverso budget considerevoli. E ora abbiamo incasellato questo tipo di film chiamandoli indie”.

È chiaro come Martin Scorsese abbia ancora parecchio da dire, passando anche per un ottica da insider, conoscendo meglio di chiunque altro le dinamiche produttive e commerciali dietro un opera cinematografica. E per lui il contenuto è ancora una parte imprescindibile dell’esperienza filmica (sia da fruitore che da creatore), ripensando ai duri attacchi nei confronti del MCU; secondo Scorsese la rovina del cinema. Non solo un regista, ma un vero e proprio teorico – la sua opera da produttore e documentarista ne è la prova.

E con le sue dichiarazioni continua a portare avanti la sua visione, il fuoco che lo ha portato all’apice di un’arte in perpetuo cambiamento e fermento. Che sia proprio questa la criticità? Magari Martin Scorsese è davvero l’ultimo regista a sentirsi come se nel 1970 fosse l’ultimo rimasto a girare film muti.

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