"Mi fido di te", di Massimo Venier
Cinema perfettamente addomesticato, senza sbavature e imprecisioni, che corre via liscio, agilissimo, senza intoppi. Un racconto che consola e rassicura, calibrato al millimetro sul gusto di chi va al cinema per divertirsi ma neanche troppo, un film che non strappa risate ma stira sorrisi placidi e appagati
E' un film che scorre fuori dai binari di certo cinema comico, lontano dalle pigrizie di un genere sempre più abituato, negli ultimi anni, a considerare il grande schermo un appetitoso territorio di conquista per facce e tormentoni provenienti dai palcoscenici del cabaret televisivo.
Una leggerezza che Venier si è probabilmente concesso soltanto con il suo primo film – quel campione di incassi che fu Tre uomini ed una gamba – optando in seguito per la trasposizione degli skatch dentro un quadro narrativamente più corposo e complesso.
Il regista piemontese è andato via via a sciogliere la compattezza della scenetta comica dentro progetti filmici più ambiziosi, costruiti per essere altro che un semplice collante tra le gags: la macchina-film allestita da Venier non si prostra più al carisma degli attori ed ai loro siparietti e comincia a muoversi autonomamente verso i territori della commedia d'autore.
In Mi fido di te è la forte intesa dialogica tra i due ottimi protagonisti – vero pezzo forte delle performance catodiche del duo comico – ad essere abilmente contenuta e messa al servizio della vicenda: così se pure resiste la traccia di una struttura ad episodi che esalti i singoli micro-plot di coppia, il film presenta un racconto tuttosommato compiuto e coerente.
Inoltre, rispetto alle ultime produzioni con AldoGiovannieGiacomo, il regista accentua appena le digressioni sociologiche sottotesto, riuscendo comunque a scansare le insidie dell'affresco pessimista e le velleità da commedia civile accigliata.
E' invece un cinema perfettamente addomesticato, senza sbavature e imprecisioni, che corre via liscio, agilissimo, senza intoppi. Un racconto che consola e rassicura, calibrato al millimetro sul gusto di chi va al cinema per divertirsi ma neanche troppo, un film che non strappa risate ma stira sorrisi placidi e appagati.
Il racconto assume apertamente la forma dell'allegro apologo morale, delineando un circuito narrativo che conduce i protagonisti dall'iniziale condizione disperata e di facile immedesimazione verso un divertente e truffaldino deragliamento fatto di imbrogli geniali e fantasiose disonestà – la parte probabilmente più riuscita del film, ma anche quella che sembra riproporre gli schemi di una comicità televisiva già logora – fino al pensoso e balsamico pentimento finale ed al loro conseguente riallinearsi alle logiche di un'apologia conformista che celebra vite normali e sogni modesti.
Nel complesso un buon prodotto, orgogliosamente medio, pensato per un pubblico che, davanti allo schermo, assiste compiaciuto alla pavida deformazione parodistica della propria esistenza: un'operazione che più che un compito di smascheramento e catarsi ha la morbida consistenza di una pacca sulla spalla.
Regia: Massimo Venier
Interpreti: Alessandro Besentini, Francesco Villa, Maddalena Maggi, Lucia Ocone
Distribuzione: Medusa
Durata:
Origine: Italia, 2006