MOVIEGAMES – Rivoluzione… o contro-rivoluzione?

“La rivoluzione non è un pranzo di gala… non si può fare con tanta eleganza, con tanta serenità e delicatezza… La rivoluzione è un atto di violenza”: lo diceva Mao e lo ripeteva Sergio Leone come citazione di apertura dello splendido "Giù la testa". Ma quella nei videogiochi sembrerebbe più "contro-rivoluzione"…

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BANDO BORSE DI STUDIO IN CRITICA, SCENEGGIATURA, FILMMAKING

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I giochi di cui stiamo parlando sono due: Just Cause (Avalanche/Eidos/Leader, per pc, ps2 e xbox360) e El Matador (Plastic Reality Technologies/Cenega/Blue Label Entertainment, per pc). In entrambi siamo agenti speciali in un paese latino-americano incaricati di debellare dittatori e baroni della droga che opprimono la popolazione locale e mettono a rischio la sicurezza globale. In El Matador, in realtà, non è in discussione la missione del protagonista, che è quella di eliminare, distruggere e massacrare qualsiasi criminale gli si presenti davanti. In Just Cause invece sembrerebbe dalla confezione di trovarsi di fronte ad una sorta di Republic: The Revolution (uscito nel 2003, sempre pubblicato da Eidos: si trattava di una sorta di simulatore strategico di rivoluzione in un paese dell'Europa dell'est) in versione "action". In realtà si tratta più di una versione di Grand Theft Auto in cui al posto del contesto urbano ci troviamo in un'intera isola-nazione con lo scopo di fomentare la rivoluzione contro l'attuale presidente, appoggiando – a tutto vantaggio della CIA di cui siamo e rimaniamo agenti – la guerriglia locale. Non che il Presidente in questione, tal Salvador Mendoza, sia a sua volta comunista e populista, anzi si tratta di un generale salito al potere con un golpe militare, ma non di meno la speranza di riuscire stavolta ad impersonare qualcosa di diverso dal solito agente al soldo dell'impero continua ad essere vana. Se proprio dobbiamo impersonare un esempio della decadenza borghese, almeno dateci il migliore! Bando agli scherzi, qui non c'è il carisma di James Bond ma ci sono tanti cattivi da eliminare. Vediamo come.

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Just Cause è tra i due il titolo più vario dato che saremo di fronte a missioni di combattimento, d'inseguimento, d'infiltrazione, ecc. Nei panni di Rico Rodriguez veniamo paracadutati su una spiaggia di San Esperito (ed abbiamo subito l'ebbrezza di provare l'esperienza di manovrare paracadute e volo libero) dove ci attende una squadraccia di Mendoza ma anche il nostro collegamento a San Esperito che ci aggiornerà sulla situazione e ci fornirà le missioni principali. In linea generale sia attraverso le missioni principali, sia attraverso quelle secondarie, il nostro compito sarà far sì che le truppe governative vengano sopraffatte in tutte le provincie in cui è diviso il paese (all'uopo abbiamo una comoda "mappa politica"). Ci possiamo muovere liberamente per tutto il paese grazie al "free roaming" appropriandoci dei mezzi che più ci garbano esattamente allo stesso modo che in GTA ed in più possiamo in ogni momento farci consegnare da un elicottero una motocicletta (pensate ai nervi del pilota sempre lì pronto ad accorrere alle nostre chiamate!). Tutto sommato è proprio l'ampiezza della scenario (graficamente reso in maniera ottima) l'elemento più notevole del gioco. Per il resto siamo di fronte ad un gioco relativamente semplice (straordinario ad esempio come sia elementare entrare ed uscire dal carcere di massima sicurezza col detenuto politico più pericoloso del paese) e a cui le missioni supplementari aggiungono ben poca profondità.

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El Matador è invece esplicitamente fin dal tutorial uno sparatutto estremamente lineare nell'esecuzione ma niente affatto semplice. Se infatti il nostro compito sarà quello di attraversare capitoli zeppi di criminali da eliminare in uno sparatutto in terza persona anch'esso eccellente nel comparto grafico, le missioni saranno rese complicate dall'elemento tempo che avrà un ruolo fondamentale nell'esucuzione. Addirittura fin dal tutorial infatti, le missioni saranno da completare entro un tempo limite predefinito pena la loro inefficacia e la necessità di rigiocarle dall'inizio. Sia una bomba che sta per esplodere o un ostaggio sotto minaccia, saremo sempre incalzati non tanto dalla pericolosità degli oppositori quanto dalla necessità di eliminarli prima che scada il tempo limite. Questo chiaramente rende il gioco assai più adrenalinico perché non potremo permetterci, come in quasi tutti gli sparatutto, di concentrarci su un nemico per volta o di attestarci in un punto relativamente sicuro e attirarci contro i nemici per eliminarli ma dovremo andare allo sbaraglio tentando e ritentando per memorizzare i percorsi più veloci e i pattern di movimento dei nemici. In questo senso El Matador, pur con una grafica ed un'arsenale decisamente contemporanei, potrà ricordare gli arcade del passato in cui il giocatore non aveva alcun controllo sulla comparsa dei nemici e tutte le sue risorse dovevano essere spese in riflessi, velocità e precisione.

Entrambi i giochi sono assai divertenti a patto che non si cerchi profondità o tatticismo ma si voglia entrare nel gioco con lo stesso spirito con cui ci si siede davanti ad un action-movie hollywoodiano: tanta azione e poca riflessione. Semmai una piccola considerazione critica va fatta nel vedere come, in un periodo come questo in cui diversi paesi dell'America latina scelgono o confermano governi non allineati supinamente alle posizioni degli Stati Uniti, escano videogiochi in cui impersoniamo agenti statunitensi che vanno a fare giustizia in quei paesi. Come sottolinea Matteo Bittanti nel suo saggio V-ideologia o La Macchina della Guerra (nel volume Gli strumenti del videogiocare, Costa & Nolan): «il videogioco non è una tecnologia neutrale» e non è neutrale che nei videogiochi l'America latina, o perlomeno i governi non-amici della stessa, sia vista come prossimo "campo dei giochi" per le operazioni statunitensi. Sarà anche divertente impersonare un agente speciale statunitense che va a combattere i baroni della droga o una spia che deve rovesciare un dittatore ma qualche volta, se non altro per par condicio, ci piacerebbe anche impersonare un agente speciale del proletariato in missione per debellare il capitalismo ed i suoi mali.

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