"Musica cubana", di German Kral

Un volto scavato dal tempo guida visi segnati dalla musica: in questa scia anomala di "Buena vista social club" vecchio e nuovo sono un'unica voce, un unico braccio le cui dita pizzicano corde o premono tasti per comporre il torrido abbraccio di sonorità che finiscono per (e)stendersi a tutto l'Atlantico e il Pacifico, giungendo fino a Tokyo.

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Il caldo rossore del tramonto sull'orizzonte si assesta sulla tavolozza del paesaggio senza stridore, accordandosi con la tonalità dei lampioni metropolitani, che iniziano ad illuminare l'Avana. Questo anomalo sequel documentaristico di Buena vista social club, fortemente voluto anch'esso da Wim Wenders si apre con una programmaticità visiva calorosa che, poco dopo, ci prenderà a braccetto allo stesso modo per il padiglione auricolare e non ci abbandonerà più, fino allo spirare dei fotogrammi nel nero inappellabile del "the end". Un volto scavato dal tempo guida visi segnati dalla musica: in questa scia del film di Wenders vecchio e nuovo sono un'unica voce, un unico braccio le cui dita pizzicano corde o premono tasti per comporre il torrido abbraccio di sonorità che finiscono per (e)stendersi a tutto l'Atlantico e il Pacifico, giungendo fino a Tokyo. Il volto è quello di una "costola" del formidabile gruppo Buena Vista (e per una strana e delicata coincidenza l'uscita del film di Kral ha di poco preceduto la morte di uno dei big della pellicola wendersiana, il settantottenne Ibrahim Ferrer), il cantante e compositore 87enne Pio Leiva, Virgilio cubano che ci conduce, coi suoi brevi ma nervosi passettini e il sigaro "castriano" in perpetuo parcheggio tra le sue avvizzite labbra, nelle viscere musicali della sua Avana. Così sotto lo spronante entusiasmo del tassista Bárbaro, ansioso di abbandonare il cab azzurro per diventare impresario musicale, il piccolo/grande Leiva raduna una band coi migliori musicisti e cantanti di Cuba, uniti veramente dalla musa Euterpe visto che "tutti si sentono di essere uguali agli altri, perché hanno tutti esattamente gli stessi mezzi". Ma il vitalismo incessante di questo popolo è seguito da una m.d.p. e un montaggio non sempre altrettanto energici, nonché da un descrittivismo troppo incline all'approccio "facile" in un mondo, invece, estremamente problematico come quello dell'isola di Castro. Comunque sia, la trascinante personalità di Leiva s'impone come un condensatore di saggezza e istinto attraverso improvvisazioni canore farcite di termini non proprio "pii" in cui l'amore per la musica e per il proprio paese diviene carezzevole velo sullo "stato delle cose", riuscendo anche a superarsi come ponte tra vecchia, tradizionale musica cubana e nuove espressioni quando illumina la sua band così: "suoneremo la musica del passato, quella del presente e quella che verrà". Ed è, forse, questo il segreto di una musica di folle dolcezza scaturente dall'asprezza situazionale come un fiore tra le fessure di un masso.


 

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Titolo originale: Id.
Regia: German Kral
Interpreti: Pio Leiva, Bárbaro Martin, Osdalgia Lesmes, Telmary Diaz, Luis Frank Arias, El Nene
Distribuzione: Istituto Luce
Durata: 88'
Origine: Cuba/Germania/Giappone, 2004

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