Pane, amore e fantasia, di Luigi Comencini

Era stato considerato come il tradimento del neorealismo, ma invece è cinema popolare che, tra situazioni brillanti e semplicità di messa in scena, ci mostra mondi perduti. Da domani al cinema.

--------------------------------------------------------------
BANDO BORSE DI STUDIO IN CRITICA, SCENEGGIATURA, FILMMAKING

--------------------------------------------------------------

Quando uscì Pane, amore e fantasia, che è considerato la pugnalata nella schiena al Neorealismo, le critiche furono buone, compresa quella di Moravia.
Luigi Comencini, da l’Avventurosa storia del cinema italiano, Faldini e Fofi, 1979

--------------------------------------------------------------
OFFERTA DI LUGLIO SULLO SHOP DI SENTIERI SELVAGGI!

--------------------------------------------------------------

Al di là di ogni giudizio critico sulla commedia, che si tinge di rosa nel doppio melodramma che la trama propone, l’interesse maggiore del film – piacevole, divertente e anticipatore delle commedie dei contrasti culturali nella esaltazione delle differenze di costumi tra Sud e Nord tra le tante Italie del nostro cinema – sta proprio nel suo valore storico per il cinema italiano per quel tradimento, vero o presunto, che Comencini ha operato nei confronti del Neorealismo adoperando come attore proprio De Sica, che di quella stagione è stato uno dei massimi protagonisti. Su questo lo stesso Comencini ha avuto modo di precisare che in realtà, lui, come regista, il Neorealismo non lo aveva vissuto e che comunque il suo film non aveva la forza di sconfiggere nessuno, era un filmetto.
Ma sarebbe stato proprio questo filmetto del 1953 non solo a diventare capostipite di una trilogia – sono seguiti Pane, amore e gelosia del1954 e Pane, amore e… del 1955 – ma, come si diceva, a diventare anticipatore di un altro filone cinematografico che, dalla Francia all’Italia soprattutto, ha segnato un altro profilo delle commedie di costume alla ricerca di quelle proficue contraddizioni contaminanti che, in fondo, tendono solo a restituire unità culturale ai Paesi, come il nostro o come la stessa Francia, dove le differenze appaiono più evidenti dei tratti comuni.

----------------------------
UNICINEMA QUADRIENNALE:SCARICA LA GUIDA COMPLETA!

----------------------------

Pane, amore e fantasia, il cui titolo è nato da un episodio raccontato allo stesso Comencini quando ad un povero che mangiava del pane gli venne chiesto con cosa lo mangiasse e quello rispose con immaginazione. L’immaginazione, che nel film è diventata fantasia, prende le mosse proprio da queste differenze culturali tra luoghi diversi d’Italia e se non è così esplicito il divario Nord-Sud, lo è tra luoghi diversi città e campagna, ad esempio, in quella arretratezza così sincera e benevola che si respira nel paese della Bersagliera.
Sotto questo profilo, per un attimo di riflessione filologica, è interessante notare come nel titolo, così come in Pane e cioccolata e Pane e tulipani, la parola “pane” si associ sempre ad una basica e voluta versione povera della vita, quasi a identificare non solo una semplicità di assunti, insieme ad un consapevole disagio economico, ma anche una marcata quotidianità, in una eredità, almeno per questo film, di quel tradito Neorealismo.
Ma il film è sicuramente molto più semplice di queste successive sovrastrutture e tra le campagne felici di un’Italia rurale, in un non meglio identificato paese del centro Italia, un giorno arriva il Maresciallo dei Carabinieri Antonio Carotenuto (Vittorio De Sica), scapolo, piacione, elegante e magniloquente. Nel paese la Bersagliera (Gina Lollobrigida) imperversa con la sua vitalità e la sua affascinante bellezza ruvida che ama, riamata il giovane Carabiniere veneto Pietro Stelluti (Roberto Risso). Ma c’è un’altra donna che attira gli interessi del maturo Maresciallo, Annarella (Marisa Merlini) non più giovanissima, ma ancora attraente. Se ci aggiungiamo la filosofia spicciola e popolare del luogo tra pettegolezzi innocui e finte accondiscendenze di cui Caramella (Tina Pica), la governante del Maresciallo, è portatrice, ma anche don Emidio (Virglio Riento) il parroco onnipresente, si avrà un quadro abbastanza chiaro del film che tra equivoci, pianti e risate, situazioni brillanti e semplicità di messa in scena fa diventare i suoi scarsi 90 minuti di durata un quasi cortometraggio, in quella relatività del tempo determinata dal piacere della visione.

Pane, amore e fantasia è quel tipo di cinema che raccoglieva il pubblico al cinema, che amava vedere rivelate le contraddizioni sociali dentro le quali viveva in una storia che sottende con attenzione massima, ma anche con una certa sottile insistenza, il tema del divorzio, che incidentalmente lavora seppure con la fatica di chi rema controcorrente, a favore della parità di genere tra uomo e donna (ora votate come me, dice il Maresciallo Carotenuto nella tenzone d’amore alla piacente Annarella che si negava per essere stata ragazza madre). Anche Pane, amore e fantasia dunque nel 1953 era, come gran parte del cinema italiano, più avanti della politica, più avanti del comune sentire. Per questa ragione è una piacevole sorpresa il suo ritorno in sala. Qualche anno dopo, su queste tracce qui ancora esili, sarebbe arrivato il burbero Germi che con i suoi film seduttivi apriva un conflitto sociale sotterraneo ed erosivo. La provincia non era più quella felice del Comencini di questo film, non era più il mondo dorato di una semplice felicità, quelli dovevano considerarsi mondi perduti. In quella provincia di quel cinema successivo, in quella arsa solarità meridionale che la caratterizzava c’era l’acredine crescente di un ribollire sotto cenere di ansie e questioni sociali irrisolte che tracciavano la storia del Paese. Il pane, l’amore e la fantasia, soprattutto volevano andare al potere.

 

Regia: Luigi Comencini
Interpreti: Vittorio De Sica, Gina Lollobrigida, Marisa Merlini, Tina Pica, Virgilio Riento, Maria Pia Casilio, Roberto Risso, Memmo Carotenuto, Vittoria Crispo, Guglielmo Barbabò, Checco Rissone, Gigi Reder
Distribuzione: Nexo Digital
Durata: 93’
Origine: Italia, 1953

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.6
Sending
Il voto dei lettori
0 (0 voti)
----------------------------
SCUOLA DI CINEMA TRIENNALE: SCARICA LA GUIDA COMPLETA!

----------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative