Papa Francesco incontra i comici in Vaticano

Il pontefice ha invitato 107 comici da tutto il mondo, sottolineando il valore della risata nella società, prima di recarsi al G7 per incontrare i leader politici più influenti dell’Occidente

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Per la prima volta le porte di Città del Vaticano, storicamente spalancate per leader politici, musicisti e attori, nonché per la nazionale italiana di calcio, sono state aperte anche a comici provenienti da tutto il mondo. È accaduto alcuni giorni fa, venerdì 14 giugno. A far parte della delegazione composta da oltre 107 tra stand up comedians, umoristi e vignettisti, un forte nucleo italiano (avrebbe stupito il contrario), da Carlo Verdone a Luca Bizzarri, passando per Jerry Calà, Edoardo Ferrario e Luciana Littizzetto. Oltre a loro, erano presenti anche diversi comici statunitensi, tra cui Chris Rock, Jimmy Fallon, Stephen Colbert e Whoopi Goldberg (una del mestiere, in un certo senso).

“Si può ridere anche di Dio? Certo, non è una bestemmia questa, come si gioca e si scherza con le persone che amiamo” ha detto ai presenti papa Francesco; “Si può fare ma senza offendere i sentimenti religiosi dei credenti, soprattutto dei poveri. La risata, è un antidoto all’individualismo, aiuta rompere le barriere sociali e contribuisce a creare una cultura condivisa e spazi di libertà” ha poi aggiunto, tracciando una linea che non andrebbe superata, ma ribadendo comunque il valore della comicità.

”È sempre un’emozione incontrare il papa. Certo che qui in Vaticano c’è una bella apertura, fanno entrare proprio tutti!” ha scherzato Giacomo Poretti dopo l’udienza. E tra un selfie con Pio e Amedeo (i due giurano sia stato il pontefice a volerlo scattare a tutti i costi) e una bottiglia di mirto donata da Geppi Cucciari, arrivano anche le parole di Christian De Sica, che svela una confessione cinefila di papa Francesco: “È più spiritoso di noi! Mi ha raccontato che ieri si è rivisto per la quinta volta un film di papà, Miracolo a Milano. Una grande gioia per me“.

Papa Francesco

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Un binomio strano, curioso, sicuramente non ortodosso, quello tra il papa e i comici, che di solito convivono soltanto in presenza di qualche battuta di cui la Chiesa è soggetto e oggetto. Va a tal proposito osservato come di certo non stupisce allora l’assenza di un Giorgio Montanini, così come è possibile obiettare che Pio e Amedeo non siano proprio Bill Hicks o George Carlin.

Una volta terminata l’udienza, il papa si è poi recato a Borgo Egnazia, dove si stava svolgendo il G7, a cui è stato invitato per tenere un discorso sulle IA (non proprio il suo ambito di riferimento, verrebbe da pensare). I due incontri, avvenuti nello stesso giorno suscitano una certa ironia, dovuta all’ormai sottile linea che separa il linguaggio della comicità da quello della politica. I comici diventano opinionisti politici a cui è richiesto un profondo atto di assunzione di responsabilità, i politici di professione fondano il proprio consenso sulla qualità delle loro punch lines. Tra di loro, il pontefice, assoluto idolo di entrambi, di chi detiene il potere e di chi per mestiere lo deride.

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