PESARO 2003 – Zbig Rybczynski e Antonio Rezza & Flavia Mastrella

Quella di Pesaro è la prima retrospettiva completa dedicata al videoartista polacco, uno dei più grandi sperimentatori della storia del cinema e del video.
Insieme al polacco, ma lontani anni luce, si situano Rezza&Mastrella

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BANDO BORSE DI STUDIO IN CRITICA, SCENEGGIATURA, FILMMAKING

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Registi che per alcuni minuti ci riconciliano con il cinema e con il Festival di Pesaro. Questo è il caso del polacco Zbig Rybczynski, e di Antonio Rezza e Flavia Mastrella. Quella di Pesaro è la prima retrospettiva completa dedicata al videoartista polacco, uno dei più grandi sperimentatori della storia del cinema e del video, e l'occasione per farsi scorrere di fronte alle pupille decine e decine di magnificenze artistiche è a dir poco allettante. Di fatto, non ne perdiamo uno dei suoi lavori. Dai suoi video musicali degli anni Ottanta dove protagonisti troviamo fra i tanti Jimmy Cliff e i Simple Minds, ai lavori più "personali", quelli dove il talento visivo si libera in mille colori e corpi come un'esplosione di frame farneticanti, indomabili. Che cos'è il lavoro di Zbig, quale riflessione riesce a mettere in atto con il solo ausilio dell'immagine? Queste le domande che sorgono spontanee dopo essersi drogati e fatti sino allo sfinimento dei suoi palindromi visivi, delle sue impennate algoritmiche. La prospettiva, la simultaneità e lo scontro e sfioramento del corpo nelle griglie precostituite dello schermo, sono i principali e vitali codici dell'esistenza-sussistenza delle opere del polacco. Lavori quali Quadrato, o Take five, o Plamuz, ma anche Zuppa, e perché no La mia finestra, sono esempi lampanti di come e quanto il cinema  sia ancora lontano dal saturarsi. Il movimento (in tutte le sue coordinate spaziali compenetrabili) è per Zbig un reale bisogno espressivo e uno sguardo sulle possibilità future delle mezzo di riproduzione video, la texture in alta definizione e il chroma-key sono altresì il segno di una ricerca che proviene direttamente dal passato pittorico fiammingo. In queste due opposte e contrapposte letture ottiche (sul futuro e nel passato) si apre lo spettro e il vigore della poetica di Rybczynski.

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Insieme al polacco, ma lontani anni luce, si situano Rezza&Mastrella, cantori e maschere di una poesia, in fin dei conti, della noia.  Come infatti non intravedere nella maggior parte dei loro lavori una genesi che prende vita dalla possibilità stessa della noia di creare sussulti inaspettati, formicolii epidermici, grottesche sfocature dello schermo e saturazioni dello stesso grazie ai corpi de-ambulanti sempre in primo piano? Le masnade di corpi che si agitano nel loro lavoro sono difatti plasmazioni malleabili di uno stato d'animo che travalica i limiti del reale per rifugiarsi in un territorio della legittimazione, ancorché irrazionale, fantastico.  

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