Ramona, di Andrea Bagney
Lascia inespresse tutte le aspettative e racconta dei personaggi come fossero indifferenti agli avvenimenti che li circondano. Concorso.
Nel suo primo lungometraggio Andrea Bagney racconta di una giovane donna, Ramona. Una ragazza come tante, indecisa, insicura e gli occhi di una delusione già messa in conto. La storia si divide in capitoli. Inizia dall’incontro della protagonista con un regista e va avanti senza salti temporali fino ad una possibile conclusione del loro rapporto. Lei poco dopo infatti viene selezionata per interpretare il ruolo principale nel film d’esordio di Bruno. E tra loro succede qualcosa anche dal punto di vista sentimentale. Scatta, almeno nelle intenzioni, una scintilla, purtroppo rimasta spenta.
Girato in 4/3 ed un’alternanza di bianco e nero e colore quello che la Bagney prova a fare è inscenare una fittizia divisone tra il cinema e la vita. Ma resta un ritratto sbilanciato sulla protagonista, con pochi dialoghi brillanti e un minimo abbozzo di tematiche sulla donna, sulla maternità, sul futuro e soprattutto sulle relazioni, con Ramona chiamata a scegliere tra l’uomo maturo ed il fidanzato cuoco. Una decisione importante, dirimente eppure affrontata in maniera apatica, come se le sensazioni ed i sentimenti non esistessero. Manca una qualsiasi reazione, magari sbagliata, magari poco originale a donare un minimo di spessore ai personaggi salvandoli dall’inconsistenza. Manca la vita. Manca la sua rappresentazione, mancano la disperazione e la fiducia, nell’evidente equivoco si realizzi una commedia escludendo tutto, o magari, e sarebbe pure peggio, pensare ad un presente così spento, egoista ed inaffidabile. Un mondo superficiale, rassegnato, purtroppo neanche nichilista, abbandonato a rinunciare ai sogni, all’immaginazione, schiavo più che di un sistema, sarebbe plausibile, soltanto di torpore. Parte di tale debolezza forse può attribuirsi a Russian Red, nome d’arte di Lourdes Hernández, famosa cantante spagnola ma poca esperienza recitativa. La sua performance più convincente nel film è infatti la scena in cui canta e può mostrare il suo vero talento. La discreta resa formale e i dialoghi estrapolati per un provino da Allen e Linklate, non sono abbastanza. Viene da pensare ad Hong Sang-soo, dalle trame agili e profonde, a Kaurismäki minimale ed incisivo, giusto per fornire degli esempi di come la leggerezza serva per volare. Qui mancano le ali.