Rosalie, di Stéphanie Di Giusto

Presentato nella sezione Un certain Regard di Cannes 2023,il film ha come protagonista una donna barbuta del XIX secolo e mostra un nuovo erotismo tra delicatezza e animalità.

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Rosalie è una giovane donna nella Francia del 1870, ma non è come le altre giovani donne. Nasconde un segreto: fin dalla nascita, il suo viso e il suo corpo sono stati ricoperti di peli. Per paura di essere rifiutata, ha sempre dovuto radersi. Fino al giorno in cui Abel, proprietario di un caffè indebitato, la sposa per la sua dote senza conoscere il suo segreto. Dopo una iniziale ritrosia, Rosalie desidera essere vista come una donna normale, nonostante la sua differenza, che non vuole più nascondere. Lasciandosi crescere la barba, sarà finalmente libera. Chiede al marito di amarla così com’è, mentre gli altri vogliono ridurla a fenomeno da baraccone. Anzi, prova a sfruttare la sua “diversità”, per rianimare l’attività del marito, ormai prossima alla chiusura perché il magnate della comunità ha proibito ai suoi operai di frequentare quel locale. Inizialmente la trovata riesce, gli affari riprendono alla grande, stuzzicando la curiosità morbosa dei concittadini. Ma presto le cose volgeranno al peggio, perché Rosalie e Abel dovranno fare i conti con la crudeltà e la chiusura mentale umana.

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Rosalie, presentato nella sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes del 2023, si ispira a Clémentine Delait, una donna con la barba che è diventata famosa all’inizio del XX secolo. Il suo volto femminile, coperto di peli, affascinava e le sue foto contenevano un mistero, tutto da esplorare. L’irsutismo è il pretesto per interrogarsi sull’umanità, sul destino di una giovane donna che si libera abbracciando la sua barba, esplorando i sentimenti e sviscerando il desiderio. Una storia di amore incondizionata. Abel non è più capace di amare. La guerra lo ha danneggiato. Rosalie lo metterà alla prova. Vuole che lui la ami così com’è. A poco a poco, i sentimenti nascono da un desiderio che sfugge loro. Abel imparerà a lasciarsi andare, a liberare il suo desiderio e con esso la sua umanità. I peli sono visti come animaleschi, primitivi. Sono legati all’intimo, al nascosto, al sessuale, al mostro domato dentro di noi.

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Stéphanie Di Giusto fa emergere la sensualità dei corpi dove meno ce l’aspettiamo, mette in luce qualcosa di inquietante, uscendo codici abituali di ciò che vediamo sugli schermi, dei corpi lisci. Filma questo nuovo erotismo tra delicatezza e animalità, il desiderio in modo diverso. L’ambientazione è un altro personaggio del film. Facendo rivivere il caffè, si intende risvegliare le coscienze e liberare la parola, far incontrare le persone e far capire i loro sentimenti. È un luogo dove le vite si incrociano, dove la società cerca se stessa. Il caffè è stato dipinto da molti impressionisti, per sublimare le scene più banali della vita. Pertanto, dare vita a questo teatro di vita e catturare questi momenti reali sono sicuramente altri punti di forza dell’opera. Questa vecchia fucina in Bretagna, un intero villaggio, isolato, vuoto, ben mantenuto dai suoi proprietari dalla fine del XIX secolo, rappresenta lo scenario naturale di indubbio impatto. Un lavoro importante sul microcosmo, il più realistico possibile intorno ad Abel e Rosalie per immergerli totalmente nella storia.

 

Titolo originale: id.
Regia: Stéphanie Di Giusto
Interpreti: Nadia Tereszkiewicz, Benoît Magimel, Benjamin Biolay, Guillaume Gouix, Gustave Kervern, Anna Biolay, Lucas Englander, Serge Bozon, Eugène Marcuse, Juliette Armanet
Distribuzione: Wanted Cinema
Durata: 115′
Origine: Francia, 2024

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.5
Sending
Il voto dei lettori
2 (2 voti)
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