"Steamboy", di Katsuhiro Otomo

Akira e Astro Boy invertono la marcia del viaggio rimescolandosi nella viscosità dell'olio lubrificante ingranaggi, confondendosi nelle polveri del calore umido del vapore e sfregandosi alla ruvidità del ferro arrugginito. Trionfo della macchina novecentesca e dell'analogico dentro un corpo digitale: illusoria percezione della trasparenza.

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Ritorno al futuro di uno dei più grandi autori di animazione. Akira e Astro Boy invertono la marcia del proprio viaggio rimescolandosi nella viscosità dell'olio lubrificante ingranaggi, confondendosi nelle polveri del calore umido del vapore e sfregandosi alla ruvidità del ferro arrugginito. Dopo sedici anni Otomo ripassa per noi, con tecnica raffinata che unisce la grafica bi- e tridimensionale alla tecnologia digitale, la scissione tra accumulazione e innovazione. Nell'Inghilterra della Rivoluzione Industriale, delle scoperte che avrebbero rivoluzionato il mondo della scienza e della tecnica, la fantascienza apre spiragli sul fantastico dai fondamenti reali. Per dar vita al "mondo del vapore" Otomo ha lasciato correre la sua immaginazione creando un universo "steampunk", in cui l'azione ha luogo in un contesto storico ottocentesco parodiato che si fonde con una varietà di congegni e apparecchiature meccaniche di pura fantasia. Il "ragazzo a vapore" lotta per garantire un futuro all'umanità: ha nelle sue mani una sfera che racchiude un incredibile potere, una forza propulsiva invincibile. Deve difendersi dal bieco progresso, squarciando quel passaggio epocale fatto di traiettorie a zig-zag, punti morti, balzi di fede, lampi d'intelligenza e di follia megalomane. Trionfo della macchina novecentesca e dell'analogico dentro un corpo digitale: due epoche contrapposte a confronto nell'illusoria percezione della trasparenza.  Rigogliosa opera che si apre all'occidente proprio com'è successo alla metà dell'800, quando l'influsso di Verne e Wells si faceva sempre più preponderante anche sulla letteratura fantastica del Sol Levante. Per la maggior parte di noi la fantascienza giapponese si riassume nelle immagini di mostri bizzarri o di supereroi meravigliosi, tralasciando la vera anima creativa, che ha radici ben più lontane, che affonda nella tradizione delle leggende e dei miti. Otomo è uno degli ultimi grandi maestri che riesce a coniugare l'etica all' estetica e la politica delle passioni attraverso l'impatto della rapida modernizzazione, l'inquinamento ambientale, i pericoli di una cultura insulare, il mito della superiorità razziale, fino a visioni di una possibile (quanto certa) apocalisse prossima ventura. Tutto in una sfera che assume una sembianza unitaria, sebbene proprio in questo manifestarsi sociale dell'accordo tra le sfere dell'agire umano si determini la prima irresolubile crisi della società moderna.

Regia: Katsuhiro Otomo


Distribuzione: Metacinema


Durata: 115'


Origine: Giappone, 2004

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