The Bikeriders, di Jeff Nichols

Le gang dei motociclisti degli anni ’60 omaggiate in un excursus che inizia come un rock ‘n roll movie per poi diventare parabola sentimentale sul tempo perduto.

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C’è una scena cruciale in cui risiede tutta la semplicità, l’umiltà affettuosa e sostanzialmente il cuore di The Bikeriders. Viene raccontata in un flashback e per certi versi passa nel corso del film un po’ sommessamente, quasi di sfuggita, nel ritmo piano del racconto che l’intervistata Kathy (Jodie Comer), la donna del bello e maledetto Benny (Austin Butler), fa al fotografo Danny (Mike Faist) in quella che è la cornice narrativa del film di Jeff Nichols e che di fatto mette in scena il backstage del libro fotografico omonimo da cui è tratto, pubblicato nel 1967. È la scena in cui viene raccontata la nascita dei Vandals, la banda di motociclisti al centro del film. Il capogruppo Johnny, interpretato con fisica malinconia dal sempre magnifico Tom Hardy, guarda in Tv sul divano Marlon Brando ne Il selvaggio dire che vuol fondare una gang. Johnny ci pensa un attimo e fa: “Voglio fondare una gang di motociclisti!”. Così. Quindi il cinema viene prima della Storia, del Mito e del libro/film che stiamo guardando, come a dire che prima di tutto esiste un immaginario e poi la sua applicazione pratica, il suo “racconto”.

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E questo immaginario The Bikeriders fa di tutto per assecondarlo e omaggiarlo, correndo persino il rischio apparente di restare sulla superficie dei luoghi comuni del Mito senza entrare nel profondo o nella complessità della materia. In realtà è proprio l’attraversamento fugace e l’inseguimento inappagato del desiderio la traccia nascosta di questo piccolo grande film sentimentale. Un desiderio incarnato dalla bellezza ingenua e selvaggia di Austin Butler, oggetto delle proiezioni della moglie e del capo, destinato forse a restare un’idealizzazione (erotica e simbolica allo stesso tempo), una tipizzazione rivoluzionaria da contemplare a distanza, come il mito degli anni ’60, James Dean e il riverbero lontano di un motore Harley, durati l’attimo di una sbronza nel cuore della notte o di un’accelerazione sulle highway deserte.

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Forse sapendo di non poter competere né con il feticismo sperimentale di Kenneth Anger (Scorpio Rising), né con i meccanismi di genere underground di Roger Corman (I selvaggi), The Bikeriders è un film soprattutto intimo, più di personaggi che di citazioni, quasi speculare al sottovalutato Loving, ambientato nello stesso periodo storico. Jeff Nichols ha il merito di fermarsi qualche metro prima l’ambizione autoriale di molti cineasti della sua generazione. A lui interessa filmare l’amicizia virile, le scazzottate da bar, una fuga in moto finita sul giornale, e soprattutto la trasformazione di un mondo e di uno stile di vita che da anticonformista e cavalleresco diventa gradualmente cinico e nichilista, lasciando inevitabilmente fuori dal tempo i suoi anti-eroi Benny e Johnny. Nonostante la sua fedeltà a un preciso immaginario cinematografico non c’è quindi nulla di museificato o di accademico in Bikeriders. Tra giubbotti di pelle, risse e, ovviamente, motociclette ci scopriamo così davanti a un cinema che ha il merito di non mentire mai al suo spettatore e che quasi non siamo più abituati a riconoscere. Un cinema medio, d’altri tempi. Ruvido ed essenziale come un blues di Muddy Waters.

 

Titolo originale: id.
Regia: Jeff Nichols
Interpreti: Austin Butler, Tom Hardy, Jodie Comer, Mike Faist, Michael Shannon, Boyd Holbrook, Damon Herriman, Beau Knapp, Emory Cohen, Karl Glusman, Happy Anderson, Norman Reedus, Toby Wallace, Mierka Girten, Paul Dillon
Distribuzione: Universal Pictures

Durata: 116′
Origine: USA 2023

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.8
Sending
Il voto dei lettori
3.67 (6 voti)
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