The Dark Side of the Moon Redux, le controversie di Roger Waters

Disponibile dal 6 ottobre, il disco è una rilettura del classico uscito 50 anni fa. Roger Waters cerca di appropriarsi in maniera esclusiva del capolavoro in funzione del suo attivismo politico

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The memories of a man in his old age, Are the deeds of a man in his prime

A 50 anni dall’originale del ‘73, The Dark Side of the Moon Redux è il segno del tempo che passa inesorabile, e se vogliamo della pesantezza dei solchi che l’invecchiamento lascia dentro l’anima e la mente di un genio – come può esserlo Roger Waters. La citazione che riportiamo all’inizio è infatti proprio l’intro del disco. Risulta facile capire verso cosa questa operazione tenda: la riscrittura dei propri passi che ormai non sono più gli stessi di una golden age passata.

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Ma l’ appropriarsi” di quel disco sarebbe il vero fine ultimo secondo alcuni. Waters vorrebbe quindi mettersi al centro di uno dei dischi più famosi ed importanti della storia del rock e accostarlo in maniera esclusiva alla propria persona.

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Molti critici musicali scrivono infatti che la caratteristica chiave di questa riedizione sarebbe la destrutturazione di quel classico. Perché nello scorrere del disco realizzato da Waters, già autore di tutti i testi dell’originale e di gran parte delle musiche (tre le tracce in solitaria), resta addosso una sensazione dolente. Una sfoltita di gran parte delle melodie per favorire il peso della parola e di una voce; di un uomo, che ha superato da poco gli 80. Dunque la rockstar non vuole saperne di accontentarsi del suo status, anzi live dopo live continua a far parlare di sé; come nel caso ultimo tenutosi di recente a Londra…

Oltre 2000 i fan che al Palladium della capitale inglese aspettavano di sentire The Dark Side of the Moon Redux, e che sono rimasti delusi e amareggiati da ciò che è successo nel corso della serata. Infatti Waters durante la prima ora di live avrebbe eseguito solamente due canzoni per poi dedicarsi a lunghe letture tratte dal suo ultimo libro di memorie, appunti e digressioni riguardo la questione Julian Assange. Un report dal Telegraph racconta l’evento, descrivendolo come non all’altezza delle aspettative – differente dai precedenti live (più canonici) all’O2 Arena di diversi mesi fa. Ad un certo punto, spazientito, Roger Waters avrebbe addirittura gridato “fuck off” rivolto al proprio pubblico.

Che la politica sia predominante in questa fase della carriera dell’artista inglese non è d’altronde una novità. “Se siete qui per ascoltare le canzoni dei Pink Floyd, ma non le mie idee politiche siete pregati di andare a f***o al bar”. Queste erano state infatti le parole di apertura dello scorso 27 marzo al Forum di Assago, prima tappa italiana del suo tour This is not a drill.

Ma il musicista è già noto per le sue posizioni controverse e provocatorie specie nei riguardi delle questioni più calde e attuali. Oltre il già citato caso Assange, Waters in passato si è espresso con opinioni scomode riguardo l’invasione della Russa in Ucraina spiegando che “non è stata immotivata. Quindi condanno anche i provocatori nei termini più forti possibili”. Waters in passato, da convinto filo-palestinese (ha portato più volte sul palco la bandiera dello Stato palestinese riconosciuto anche dall’Onu come Stato non membro), ha attaccato anche la politica espansionistica di Israele, si è schierato con la Cina contro Taiwan e lanciato ripetutamente strali verso gli Stati Uniti, in particolare il presidente Joe Biden. Segnaliamo infine il caso dello scorso febbraio, quando la città di Francoforte scelse di annullare l’esibizione di Waters definendolo, a sproposito, “il più noto antisemita al mondo”, e la successiva battaglia legale che ha ribaltato la decisione del consiglio comunale dando la possibilità al musicista di poter tenere il concerto

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