"The King", di James Marsh

"The king" è l'immagine di un cinema che vive di sguardi e di gesti contratti in espressioni raggelate, il protendersi di labbra oscene in un bacio dall'amaro sapore. Un bacio che non sa e non vuole essere il passaggio da segno del tradimento a pegno d'amore.

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Il cinema che più amiamo è quello che ci permette di ritornare a vedere il mondo con occhi diversi e con esso la vita che vorremmo non finisse mai; come in un piano sequenza davanti al quale il nostro sguardo possa veder passare la mutevolezza dell'esistenza, catturandone le varie tonalità affettive; ma anche un cinema, in cui l'encausta invisibilità o l'impalpabile luminosità di una dissolvenza, possano permetterci di chiudere gli occhi e di rincorrere le immagini, di rimetterle assieme, nel loro continuo fluire. Un cinema lontano dalla staticità di un fermo immagine, da quel frame immobile, che ci lega ad una situazione di fatto, data una volta per tutte e di fronte alla quale sembra infiggersi l'esistenza, nell'impossibilità di poter essere altro da ciò che è. The king, opera prima di James Marsh, presentato al 58° Festival di Cannes nella sezione "Un certein regard", racconta la storia di Elvis (Gael Garcia Bernal), un giovane di 21 anni, alla ricerca del padre (William Hurt) che non ha mai conosciuto; quando riesce a ritrovarlo, scopre che è diventato pastore di una chiesa battista in Texas, si è sposato e non vuole avere nulla a che fare con lui, che gli ricorda un passato che vorrebbe dimenticare. Una storia con cui Marsh ambisce ad esprimere l'impossibilità di (poter tornare a) vivere il tempo della propria redenzione, senza farsi carico dell'ineluttabilità della colpa, di cui si è portatori. Qui, però, manca quella trasparenza capace di rendere visibile l'apertura, la ferita dalla quale fluisce la propria intimità e penetra la luce. Qui tace la voce segreta dell'interiorità da cui spiegare la forza risolutiva dell'amore. Lo sguardo di Marsh ci espone ad un alito di vento freddo, che sfoglia l'interiorità, senza vibrazioni che scuotono la pelle in attesa di un nuovo bagliore di luce, che possa riscaldarla. Il suo è un mondo privo di quegli strappi in cui perdersi e ritrovarsi, o scoprirsi amanti e amati in un congiuntivo imperfetto che ci lascia, tante volte, impreparati alla vita, alla nostra impossibilità di raccoglierla in un solo abbraccio. Dallo sguardo di Marsh appare solo disperazione, rancore e morte. Tutto si consuma in un dramma che impedisce di rivelare il fondo dell'animo umano, di cogliere il tormento e la fragilità di corpi capaci solo di esibire le cicatrici del tempo. The King è l'immagine di un cinema che vive di sguardi e di gesti contratti in espressioni raggelate, il protendersi di labbra oscene in un bacio dall'amaro sapore. Un bacio che non sa e non vuole essere il passaggio da segno del tradimento a pegno d'amore.

Titolo originale: id
Regia: James Marsh
Interpreti: Gael García Bernal, William Hurt, Pell James, Paul Dano, Laura Harring, Milo Addica, Mohammad Ahmed, Derek Alvarado
Distribuzione: DNC
Durata: 100'
Origine: USA/UK, 2005

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