The Order, di Justin Kurzel

Kurzel continua la sua riflessione sulla violenza insita nelle strutture comunitarie, e rievoca una storia vera che ci porta fino alle tensioni in USA di oggi. VENEZIA81 Concorso

-------------------------------------------------------
LA SCUOLA DI DOCUMENTARIO DI SENTIERI SELVAGGI

-------------------------------------------------------

Le radici di The Order, nella filmografia dell’australiano Justin Kurzel, sono da ricercare probabilmente in uno dei suoi primi, affilati titoli, Snowtown, rievocazione di una serie di efferati omicidi avvenuti negli anni Novanta nella cittadina di Adelaide, nell’Australia del Sud: la riflessione intorno alla violenza insita nelle strutture comunitarie lega a ben vedere tutta la produzione del cineasta del Macbeth arthouse del 2015, e ne segna allo stesso tempo l’urgenza e la contemporaneità di sguardo, anche quando – come in questo caso – Kurzel si affidi ad una messinscena “classica”, secca ed essenziale che guarda a Michael Mann come a True Detective, all’Alan Parker di Mississippi Burning come a Scott Cooper.

Stavolta, il regista racconta la storia vera del tentativo, da parte di un gruppetto di estremisti della supremazia ariana nel 1984, di istituire un vero e proprio esercito con cui ristabilire l’ordine ariano negli Stati Uniti a suon di bombe ed attentati. La questione scotta perché questi fanatici, che avevano iniziato ad auto-finanziare il proprio piano tramite rapine a banche e a furgoni portavalori, avevano come principale fonte d’ispirazione il romanzo I diari di Turner, scritto dal neo-nazista americano William Luther Pierce nel 1978 e da allora assunto a vero e proprio manuale di istruzioni sulla rivolta bianca in sei fasi, dal reclutamento al cosiddetto “giorno della corda”, in cui le alte istituzioni nazionali sarebbero state “depurate” tramite esecuzioni di massa. Il problema è che I diari di Turner, nella versione self-published che per un po’ ha fatto capolino su Amazon, è anche uno dei testi-base dell’intera cospirazione di Qanon che porterà all’assalto di Capitol Hill del 6 gennaio 2021. E allora forse tutta questa storia non è soltanto l’ossessione personale del detective dell’FBI interpretato da Jude Law, che arriva nel villaggio con l’intenzione di stanare la cellula impazzita del White Power e per “rimettere insieme i pezzi” della sua vita privata andata a scatafascio, come da tradizione del genere hard boiled, moglie e figli che non gli parlano più, un certo attaccamento alla bottiglia, il fisico malmesso tutto cicatrici e sangue che cola dal naso – nello schizzatissimo clima elettorale americano del momento, The order diventa invece materia incandescente.

----------------------------
UNICINEMA QUADRIENNALE:SCARICA LA GUIDA COMPLETA!

----------------------------

Kurzel gioca bene le sue carte, costruisce questa sfida a distanza tra due personaggi che in realtà vivono entrambi vittime di un tarlo interiore inespugnabile, ricorrendo più volte alla metafora dello studiare la preda durante una battuta di caccia, e s’immerge così nella lotta ancestrale per la sopravvivenza di esistenze sperdute negli immensi landscape americani scopertamente ciminiani: la sua mano registica non è stata probabilmente mai così solida come in alcune sequenze di The Order (grazie anche alla fotografia ariosa di Adam Arkapaw e alle belle musiche di Jed Kurzel), come l’attentato omicida al conduttore radiofonico ebreo Paul Berger, il monologo farneticante con cui il leader della rivolta redneck Bob (Nicholas Hoult, che recita costantemente con i nervi tesi sottopelle, mascherati da una apparente sicurezza di sé in volto) porta dalla sua parte la platea dei fedeli (interessante che il film sia a Venezia nella stessa annata in cui Fuori Concorso passa il bel doc di Petra Costa, Apocalypse in the Tropics, dedicato alle pesanti influenze del potere dei telepastori evangelici nella stagione presidenziale di Bolsonaro), e il confronto finale nella casa incendiata di notte, il cui assedio da parte degli agenti dell’FBI pare quasi rimandare alla resa dei conti nel campo incolto de I padroni della notte di James Gray.
Sopra a tutto, si staglia lo sguardo dolente di Jude Law, i suoi sorrisi stanchi e affaticati, la sua andatura sbilenca da cowboy, la maniera silente e comprensiva con cui prende sotto la sua ala il giovane poliziotto Tye Sheridan, con cui condividerà l’intera indagine.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.7
Sending
Il voto dei lettori
0 (0 voti)
----------------------------
SCUOLA DI CINEMA TRIENNALE: SCARICA LA GUIDA COMPLETA!

----------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative