The Room Next Door, di Pedro Almodóvar

Il primo lungometraggio in inglese del regista spagnolo si chiude in una forma elegante e artefatta che appare più come un’autocelebrativa personale/mostra sul proprio cinema. VENEZIA81. Concorso.

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“Per me la morte è innaturale”. Sono le parole che Ingrid dice a una lettrice a cui sta firmando un autografo in occasione della presentazione del suo libro in apertura di The Room Next Door, primo lungometraggio in lingua inglese di Pedro Almodóvar dopo aver fatto le prove con i cortometraggi The Human Voice (2020) e Strange Way of Life (2023). E proprio dal primo di questi riprende l’uso della voce come confessione e viaggio nel passato, ancora ad opera di Tilda Swinton dove, attraverso il suo corpo ‘senza età’, il cineasta spagnolo punta a un cinema ‘senza età’, alla dimensione eterna del melodramma dove i ricordi di una vita, le passioni e i dolori resteranno per sempre. Anche dopo la morte.

Ingrid e Martha si rivedono dopo molti anni, dopo essere state amiche da giovani quando lavoravano per la stessa rivista. La prima è diventata scrittrice di successo, la seconda è stata una reporter di guerra del “New York Times” a cui è stata diagnosticata una malattia terminale. Ricominciano a frequentarsi e a ritrovare la complicità di un tempo in occasione di una situazione ‘estrema’.

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La porta rossa. Un dettaglio fondamentale. Un punto cruciale di passaggio. I dettagli sono tutti fondamentali, insistiti, ingombranti e non danno lo spazio e anche il tempo necessario ai flashback di respirare, di creare quel sanguigno legame passato/presente che è stato sempre uno dei punti di forza del miglior Almodóvar. Si vede in quello delle fiamme nel casolare abbandonato ma ancora nel modo di filmare o rappresentare gli effetti della guerra dove della guerra in Iraq resta solo ‘l’apparecchiatura del set’ (con camionetta della stampa estera e fotografie davanti al muro con i segni dei proiettili) e del Vietnam gli effetti post-traumatici che sono solo una pallida versione del filone statunitense sul cinema dei reduci.

The Room Next Door non è soltanto un’altra variazione sulla morte ma anche sui sentimenti – la passione, il rancore – e sul tempo perduto. È un’altra dichiarazione d’amore alla ‘magnifica ossessione’ di un cinema che guarda, in modo ancora più evidente che in passato, Fassbinder e Sirk in cui Julianne Moore e Tilda Swinton possono essere le sue reincarnazioni, soprattutto l’attrice londinese, che incarna la morte e la rinascità e dimostra, dopo Suspiria di Guadagnino, che può duplicarsi o, in quel caso, addirittura moltiplicarsi in tre personaggi. Nei fitti dialoghi tra le due protagoniste però qualcosa si blocca, non arriva, resta a metà strada. Certo c’è tutto: abbracci, lacrime, rimpianti. The Room Next Door poteva avere quegli slanci del vertiginoso Zinnemann di Giulia nella sintonia che si era instaurata tra Jane Fonda e Vanessa Redgrave. Il film di Almodóvar si blocca invece al primo livello, quello della rappresentazione dove delle due protagoniste, in cui il metodo, la tecnica, diventano tra gli elementi principale per far apparire questo film struggente quando invece non lo è al contrario del grandissimo film precedente, Madres paralelas. Le cicatrici della ‘storia privata’ restano otturate invece da una personale ‘autocelebrativa’ del proprio cinema. The Room Next Door è come una mostra sul cineasta spagnolo dove in una stanza ci sono i suoi modelli di riferimento: Buster Keaton in tv, i dvd di Lettera da una sconosciuta e The Dead. Gente di Dublino, il poster di Ingrid Bergman per creare un parallelismo con il personaggio interpretato da Julianne Moore (ma no!). The Room Next Door è funereo ma non come Wilder di Fedora. Quando l’opera del cineasta non è al meglio, si chiude in una forma elegante e artefatta, proprio come la neve rosa che cade su New York. Solo la deviazione dell’interrogatorio in polizia risveglia il film dal suo lungo e compiaciuto grande sonno. Ma forse lì c’è già, o ci poteva essere, un’altra storia…

 

 

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2
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Il voto dei lettori
5 (1 voto)
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