Thelma, di Josh Margolin

Come moltissimi esordi a volte non sa dosarsi, ma tra le pieghe di questa action comedy si nota un’inusuale affetto per il cinema le sue immagini, che il cineasta maneggia con promettente abilità.

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C’è un affascinante entusiasmo di fondo in Thelma, primo film dello sceneggiatore Josh Margolin. Entusiasmo per il cinema stesso, per le sue immagini, di cui il regista sembra voler riscoprire soprattutto il potere magico/taumaturgico.

Thelma, l’arzilla novantenne protagonista del film sta infatti guardando la corsa a perdifiato sui tetti di Hong Kong di Ethan Hunt/Tom Cruise in Mission Impossible: Fallout alla tv con suo nipote Danny quando tutto cambia. È rapita dall’abilità dell’attore, chiede al ragazzo se è davvero lui a compiere quello stunt e appena scopre che è davvero così qualcosa scatta nella sua testa. L’amarezza per essere stata truffata su internet appena qualche giorno prima, quando è caduta nella trappola di alcuni malintenzionati e ha spedito diecimila dollari in contanti per salvare proprio il nipote da un probabile arresto che in realtà non è mai esistito lascia spazio alla determinazione. Se un uomo come Cruise può fare quelle cose allora per lei sarà uno scherzo partire insieme all’amico Ben per inseguire quei soldi, riprenderseli e magari fermare quella banda di truffatori prima che compiano altri crimini. Anche se ciò volesse dire rischiare la vita o, peggio, sfuggire al controllo della sua famiglia straordinariamente apprensiva.

Da lì inizia un avventuroso on the road che è soprattutto un divertito esercizio di scrittura e creatività, che prova a chiedersi costantemente come si possa fare un film credibile conservando tutte le dinamiche tipiche degli action movie ma adattandoli alla dimensione senior dei suoi protagonisti. E a colpire è certamente la serietà nel passo di Margolin (autore anche dello script), che non blandisce mai i suoi attori ma che anzi è sempre attento a gestirli senza mai risparmiare loro nulla. Ed il risultato è un film ricco di trovate e che nei suoi momenti migliori non sembra volersi fermare davanti a nulla, tra un inseguimento tra motorini per anziani, il racconto di una semplice salita per le scale costruito strizzando l’occhio ai meccanismi tipici della suspense ed un confronto finale inaspettatamente tesissimo. Perché il cinema, le sue immagini, sono una cosa seria, maneggiarle, in fondo, non è affare da poco e forse l’abilità maggiore di Margolin sta proprio nel modo in cui spariglia le carte ed i fotogrammi per raccontare quanto, per Thelma, il cinema sia soprattutto una strategia di fuga dall’oblio di una certa terza età tutta americana, la stessa in cui sembrano imprigionati certi suoi coetanei con cui la donna interagirà nel corso del film, anziani soli, abbandonati, lasciati indietro da un presente sempre più in corsa.

Thelma

Ecco Thelma è a suo modo impietoso nel raccontare la condizione della senilità contemporanea e forse diviene addirittura feroce quando prova a essere manifesto di una generazione ormai perduta e di altre (quella dei figli, dei nipoti della protagonista) prede del caos e delle insicurezze, incapaci di contrastare il non senso che governa le loro vite.

Forse, come moltissimi esordi, Thelma non sa dosarsi. Nel momento in cui porta l’attenzione sul lato B della sua storia, sulla famiglia dell’anziana impegnata nella sua ricerca e costretta a venire a patti con certi non detti della loro vita, si irrigidisce un po’ troppo e rischia di divenire quasi scolastico, impegnato a rimarcare dettagli raccontati appena qualche sequenza prima. È evidente che il film ragioni meglio quando segue l’istinto, quando quell’emotività fino a quel momento analizzata, guardata da lontano, viene fatta esplodere senza appello o quando la straordinaria June Squibb, sempre pronta a portarsi il film sulle spalle fin dal primo minuto, viene lasciata libera di agire sulla scena nel bell’ultimo atto. Ecco in quei momenti Margolin pare davvero tornare a respirare, tutti i meccanismi del film sembrano girare meglio e certe fiammate sembrano soprattutto tasselli di un prologo di buon auspicio per un qualche progetto futuro, ugualmente affettuoso e attento ma magari meno acerbo, che riesca a far andare davvero di pari passo le sue anime.

Titolo originale: id.
Regia: Josh Margolin
Interpreti: June Squibb, Fred Hechinger, Parker Posey, Clark Gregg, Richard Roundtree, Annie O’Donnell, Ruben Rabasa, Nicole Byer, Quinn Beswick, Bunny Levine, Coral Peña, Ivy Jones, Sandra Lee Gimpel, Malcolm McDowell
Distribuzione: Universal Pictures Italy
Durata: 98′
Origine: Svizzera, USA, 2024

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.5
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Il voto dei lettori
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