TORINO 29 – "Bad Posture", di Malcom Murray (Festa Mobile)


Per il suo esordio nel lungometraggio Malcom Murray sceglie il registro del “cinema verità” portando sullo schermo la sua città e i suoi amici. Come dice lo stesso Murray: “Bad Posture è un racconto del divenire adulti dove nessuno diventa maturo e dove il racconto è predestinato fin dall’inizio”.

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Per il suo esordio nel lungometraggio Malcom Murray (che ha ottenuto diversi premi nei festival più prestigiosi per i suoi spot per  aziende del calibro di Microsoft e Toyota) sceglie il registro del “cinema verità” portando sullo schermo la sua città e i suoi amici. Ad interpretare il protagonista, infatti, è Florian Brozek ex compagno di scuola di Murray che firma anche la sceneggiatura (pur essendo un completo esordiente nel modo del cinema e ammettendo, anzi, di non frequentarlo neanche molto come spettatore). Alla luce di questi elementi è evidente come la storia altro non sia che un pretesto per raccontare la vita da adolescenti nella loro città natale (Albuquerque). Come dice lo stesso Murray: “Bad Posture è un racconto del divenire adulti dove nessuno diventa maturo e dove il racconto è predestinato fin dall’inizio”.

Flo è stato appena licenziato dal lavoro e trascorre la torrida estate di Albuquerque vagando senza meta con il suo migliore amico Trey che vive di furtarelli e spaccio di erba. Trey usa Flo come diversivo per distrarre Marissa e riuscire indisturbato a rubarle l’auto, ma in quei pochi attimi di conversazione Flo si innamora di Marissa e non riesce a superare il rimorso per il furto. Escogita, allora, un piano che gli permetta di rivedere Marissa, restituirle la refurtiva, senza tradire la fiducia dell’amico.

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Come si diceva, stilisticamente siamo in pieno “cinema verità”, con camera per lo più fissa o con  movimenti molto semplici ed addirittura alcuni zoom in avanti alla ricerca di una maggiore aderenza oppure correzioni dell’inquadratura in stile “simil-amatorale”. La sceneggiatura, se da una parte ha l’indubbio merito di trasudare realismo raccontando le esperienze di un ragazzo tutt’altro che risoluto che passa la maggior parte del tempo ad osservare gli avvenimenti e solo in minima parte ad esserne parte attiva, sconta, d’altra parte, l’inesperienza dello sceneggiatore che non riesce a pieno a dare un ritmo alla narrazione.

Gustosa, infine, la colonna sonora che spazia da Isobel Campbell a Monteverdi: nell’unica scena che si distacca dallo stile verità per raccontare la visione di Flo che dopo una botta in testa cade in piscina e immagina Marissa.

 

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