Touch, di Baltasar Kormákur

Il cineasta islandese firma un film intimo ambientato durante il Covid-19 che mostra la sfida al tempo che passa. Dal romanzo Sotto la pioggia gentile di Olafur Jòhann Olafsson,

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L’amore ai tempi del covid. Facendo confluire le lingue di tre paesi diversi: Islanda, Inghilterra, Giappone. E con due linee temporali differenti: il 2020 e il 1969. Dopo le imprese titaniche di Everest (2015) e Beast (2022), Baltasar Kormákur sceglie una storia intima che sembra nascere da una sofferenza personale.

Dopo avere ricevuto una diagnosi di malattia neurodegenerativa, Kristofer (Egill Ólafsson) decide di abbattere i limiti imposti dalla pandemia Covid-19 e si reca prima a Londra e poi in Giappone (Tokio e Hiroshima) alla ricerca di un amore di gioventù. In flashback rivediamo, alla fine degli anni ’60, l’incontro tra il giovane studente anarchico Kristofer (Palmi Kormákur, figlio del regista) e la dolce ribelle Miko (la cantante Kôki) che cerca di sfuggire alla autorità paterna. In sottofondo le canzoni del periodo “peace and love”: Time of the Season dei The Zombie e Give Peace a Chance di John Lennon che proprio nel marzo del 1969 si sposa con Yoko Ono.

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In maniera similare la storia tra Kristofer e Miko inizia con un semplice tocco della mano e poi si sviluppa con sempre più passione fino ad interrompersi bruscamente. Touch non è semplicemente la classica storia romantica che ricalca gli stereotipi del genere. Baltazar Kormákur si appropria del romanzo Sotto la pioggia gentile di Olafur Jòhann Olafsson e lo trasforma in un apologo sul coraggio di sapere sfidare il tempo che passa. Il tatuaggio che Kristofer si impone sul braccio sinistro indica proprio questo: in un contesto di barriere, di divieti, di mascherine e di dispositivi di sicurezza dettati dalla pandemia, l’anziano cameriere islandese propone il tocco, l’abbraccio, il bacio, la riconciliazione, la solidarietà (la scena a Tokio con il bevitore giapponese), la memoria storica (la tragedia di Hiroshima, la ricerca del tempo perduto e la spiegazione per una storia d’amore interrotta). La scena in cui il giovane Kristofer intona una classica canzone islandese rivela nel testo l’importanza di non dimenticare e fa scoccare la scintilla dell’innamoramento.

La fotografia calda di Bergsteinn Björgúlfsson (con l’utilizzo delle lenti del grande Sven Nykvist, compianto direttore della fotografia di Ingmar Bergman) esalta i rossi e i gialli della fine degli anni 60 e contrasta con i colori freddi dell’era pandemica. Kristofer è colpito dalle terribili immagini degli effetti catastrofici della bomba atomica su Hiroshima: gli edifici rasi al suolo, i corpi carbonizzati, i cadaveri che riempiono i fiumi creano quella linea di demarcazione tra l’utopia del cambiamento e la realtà collettiva che fa irruzione con orrore nella vita di un individuo. La sindrome del sopravvissuto (hibakusha) deve combattere contro la paura di morire in solitudine (hodokushi). Il viaggio di Kristofer è un piccolo tributo d’umanità in un mondo in lockdown non solo fisico ma soprattutto emozionale.

Presentato in anteprima italiana, commentato dalle musiche di Inga Magnes Weisshappel, Touch è un forte richiamo ad un umanesimo laico travestito da storia d’amore tormentata ma che propone nella lunga distanza un forte insegnamento morale: nello scambio tra culture differenti non può che esserci arricchimento. Viene in mente il metodo maieutico reciproco di Danilo Dolci: ”Ciascuno cresce solo se sognato”.

 

Titolo originale: id.
Regia: Baltasar Kormákur
Interpreti: Egill Ólafsson, Palmi Kormákur, Kôki, Masahiro Motoki, Yoko Narahashi, Ruth Sheen, Masatoshi Nakamura, Meg Kubota, Tatsuya Tagawa, Charles Nishikawa, Siggi Ingvarsson, Starkaður Pétursson, Akshay Khanna, Benedikt Erlingsson, Maria Ellingsen, Eiji Mihara
Distribuzione: Universal Pictures
Durata: 121′
Origine: Islanda, UK 2024

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.5
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Il voto dei lettori
3 (1 voto)
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