Trump contro The Apprentice

L’ex presidente statunitense ha esultato su Truth per i pessimi risultati al botteghino del film, definendolo un attacco nei confronti della sua campagna e di tutto il movimento MAGA

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È in arrivo finalmente anche in Italia The Apprentice, il nuovo film di Ali Abbasi che racconta l’inizio della carriera da imprenditore di Donald Trump (interpretato da Sebastian Stan), in concorso lo scorso maggio alla 77ª edizione del Festival di Cannes e che uscirà in sala il 17 ottobre. Come facilmente pronosticabile, il lungometraggio fin dalla sua presentazione aveva suscitato l’ira dell’ex presidente degli Stati Uniti, che proprio in occasione del suo passaggio sulla Croisette aveva persino minacciato azioni legali contro i produttori.

“Questo film è una pura diffamazione maliziosa, non dovrebbe vedere la luce e non merita nemmeno un posto nella sezione DVD del cestino delle occasioni in un negozio di film scontati che presto chiuderà” aveva commentato allora il direttore della comunicazione della campagna di Trump stesso per le prossime presidenziali. In particolare le scene incriminate erano quelle in cui il Tycoon viene mostrato mentre assume anfetamine, si sottopone a interventi di chirurgia estetica e, soprattutto, abusa sessualmente della sua prima moglie, Ivana (interpretata da Maria Bakalova).

Proprio quest’ultimo aspetto è stato al centro di un post su Truth (il social media fondato dallo stesso Trump). “Un film FALSO e PRIVO DI CLASSE scritto su di me, The Apprentice (hanno persino il diritto di usare quel nome senza approvazione?), probabilmente sarà un fiasco. È un lavoro diffamatorio, politico e disgustoso, fatto uscire proprio prima delle elezioni presidenziali del 2024, per cercare di danneggiare il più grande movimento politico nella storia del nostro Paese. MAKE AMERICA GREAT AGAIN!” recita il post, che prosegue “La mia ex moglie, Ivana, era una persona gentile e meravigliosa, e ho avuto un ottimo rapporto con lei fino al giorno della sua morte”.

Difficile da dire quale sia la verità sulla vicenda legata alla relazione con Ivana, che da un lato ha difeso Trump nel 2015 durante la sua prima campagna presidenziale, ma che dall’altro lo aveva in precedenza accusato pubblicamente per atteggiamenti quantomeno controversi e che più volte è stata al centro di questioni giudiziarie in conflitto con l’ex marito.

Appare però certo che in seguito ai risultati del box office del primo weekend di The Apprentice, Donald Trump abbia tirato un sospiro di sollievo vedendo il flop a cui il film sta andando incontro. L’incasso al momento si aggira intorno a soli 1.5 milioni di dollari. Probabilmente le preoccupazioni dell’ex presidente, va detto, non erano del tutto fondate. Il lungometraggio infatti aveva già avuto una ricezione piuttosto tiepida in occasione della sua presentazione al Festival di Cannes. E soprattutto aveva avuto enormi difficoltà nel trovare un distributore persino negli stessi Stati Uniti. Non sorprendono quindi i pessimi risultati al botteghino e sinceramente appare inimmaginabile come The Apprentice avrebbe potuto, in un clima fortemente polarizzato, cambiare davvero l’esito delle prossime elezioni come paventato. Basti pensare che non c’era riuscito nemmeno Fahrenheit 9/11 di Michael Moore, che criticava ancora più aspramente George W. Bush ed era anche stato un grande successo (con tanto di Palma d’oro al 57° Festival di Cannes e oltre 220 milioni di incassi in patria), ma che comunque non aveva in alcun modo influenzato le elezioni dei mesi successivi che videro la riconferma del presidente uscente.

La furia con cui Trump si sta quindi scagliando nei confronti del film fa probabilmente parte della solita strategia comunicativa. Va inquadrata in una campagna elettorale disegnata come una continua difesa da una fantomatica macchinazione che si scaglia continuamente contro di lui e contro tutto il suo elettorato. Si può pensare che avesse il colpo in canna da diversi mesi, che progettasse un post simile da diverso tempo. The Apprentice, lontano dall’essere un’effettiva minaccia nei confronti della propria immagine, è forse un’occasione troppo ghiotta per non sfruttarla, per non strumentalizzarla trasformando il film in un attacco sferratogli dalla lobby hollywoodiana che teme lui e tutto il movimento MAGA. L’occasione insomma per parlare di sé, per alzare la voce, per lanciarsi in spregiudicati invettive che entusiasmassero i suoi elettori prima del prossimo 5 novembre.

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