Un amore di gioventù, di Mia Hansen-Løve
Cinema aereo Un amore di gioventù, che oscilla tra il pedinamento sentimentale di marca rohmeriana e lo sfiorarsi/scontrarsi dei corpi nell’età acerba di Techine o Assayas. Il tempo (della vita, dell’amore, della fanciullezza) e lo spazio filmico (l’inquadratura, il montaggio, la musica) si piegano straordinariamente nell’universo emotivo della protagonista diventandone il naturale movimento. Mia Hansen-Løve tenta di filmare l’unico vero amour possibile…
Il cinema, come la vita, è solo una questione di tempo professavano (forse troppi anni fa…) i giovani turchi sui Cahiers. E basta una sola immagine, strappata ai borghi parigini, titoli di testa alla Godard e un ragazzo che fende l’inquadratura con la sua bicicletta, per far riaffiorare la memoria. Il tempo del cinema (nouvelle) e della vita (gioventù). Camille, una sedicenne parigina, sta vivendo il suo primo vero amore con il coetaneo Sullivan che ne contraccambia fortemente i sentimenti. Ma questa vita a lui non basta, perché l’amore non può essere tutto. E dopo un’estate di profondo contatto emotivo e carnale il ragazzo va via, in Sudamerica, a placare la sua sete di avventura e conoscenza. Noi avvertiremo solo i suoi echi lontani, nelle struggenti melodie di Violeta Parra che accompagnano il nostro viaggio/film attraverso il pedinamento dei dieci anni successivi di Camille: dalle silenziose sofferenze per l’amore perduto agli studi in architettura che le faranno incontrare Lorenz, uno dei suoi professori, uomo maturo con cui costruire “case” e “relazioni” più stabili…almeno sino a quando Sullivan non ricomparirà nel suo tempo.
La giovanissima Hansen-Løve – che firma qui il suo terzo film, in quella che è diventata una sorta di trilogia sull’elaborazione della perdita – conosce bene la storia del cinema francese ed è molto consapevole dei riferimenti stilistici che tira in ballo. Il suo è un film che oscilla (dichiaratamente) tra il pedinamento sentimentale di marca rohmeriana e una purezza di stile tesa alla contemplazione dell’invisibile che rimanda sottilmente al cinema di Robert Bresson. Ma è nel duro sfiorarsi/scontrarsi dei corpi, nel cercare il minimo contatto attraverso uno sguardo o un gesto che Un amore di gioventù ricorda anche quell’età acerba del cinema di Andre Techine o Olivier Assayas. Il tempo (della vita, dell’amore, della fanciullezza) e lo spazio filmico (l’inquadratura, il montaggio, la musica) si piegano straordinariamente nell’universo emotivo della ragazza diventandone il naturale movimento. E Un amour de jeunesse diventa così cinema della perdita (dell’infanzia, dell’assolutismo amoroso, dell’avventura) attraverso il quale riscoprirsi improvvisamente cresciuti: splendida nella sua semplicità la sequenza dove la diversità ormai tangibile tra Camille e Sullivan viene resa visibile dal commento ad un film appena visto insieme, tanto commovente per lei quanto insignificante per lui. È di nuovo il cinema che marca una differenza. Quell’agognata età adulta raggiunta solo attraverso la dolorosa accettazione della relatività di ogni sentimento: dal proclama assolutista e godardiano “l’amore è
Forse ancora non totalmente padrona del suo stile (in più di un momento il film cala emotivamente sotto il peso dell’astrazione ricercata) la regista è capace comunque di improvvisi sprazzi di cinema purissimo, quasi animalesco nel fondere i corpi della sua innocenza selvaggia alla natura che li circonda. Momenti dove la macchina da presa è come il terzo componente della storia d’amore: un ménage à trois lui/lei/cinema che annulla lo schermo e terremota le nostre certezze di spettatori. Cinema aereo quindi, che orgogliosamente riscopre il contatto fisico/emotivo (non c’è nessuno che parla al telefono o in chat, gli innamorati si scambiano anacronistiche lettere d’amore…) configurando la piccola rivoluzione tutta interiore del (ri)perdersi finale nel fiume della gioventù. Fluido e infinito all’orizzonte, proprio come il tempo. Acque limpide dove passato e futuro si sfiorano senza ormai farsi la guerra, dove l’inquadratura di un piede che si immerge nella sorgente cristallina riconsegna all’immagine un senso quasi aptico di appartenenza alle cose e agli elementi. Sensazioni. Mia Hansen-Løve tenta di filmare l’unico vero amour possibile…e vien quasi voglia di accarezzarlo e proteggerlo questo cinema, di sussurrarlo appena fuori dalla sala e poi custodirlo in privato, per non far naufragare il ricordo nell’acqua stagnante di altri film o di altre vite.
Titolo originale: Un amour de jeunesse
Regia: Mia Hansen-Løve
Interpreti: Lola Creton, Sebastian Urzendowsky, Olivier Yglesias, Greg Akcelrod, Magne-Håvard Brekke, Valérie Bonneton, Serge Renko, Ozay Fecht
Origine: Germania, Francia 2011
Distribuzione: Teodora film
Durata: 110′
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