Uomini in marcia, di Peter Marcias

Si afferma come intervento conflittuale sul tema del lavoro e sui corollari della condizione operaia e dell’ambientalismo. Un documentario prezioso, una sferzata sul presente e un grido d’allarme.

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Si afferma da subito come intervento conflittuale sul tema ampio del lavoro e sui corollari della condizione operaia e dell’ambientalismo in relazione al centrale sguardo sul lavoro. Si tratta di argomenti che negli anni passati hanno avuto i toni accesi del dibattito politico, che non aveva ancora le adeguate conoscenze e le necessarie tecnologie per conciliare il diritto al lavoro con la tutela della salute. Oggi quei toni accesi sono scomparsi, ma i problemi in parte sono rimasti e ci si accorge che spesso a nulla servono le passioni smorzate da una impostazione sempre possibilista e mediatrice.
Peter Marcias con Uomini in marcia ci propone pagine più o meno dimenticate della storia sociale e politica del nostro recente passato, radicando il suo racconto di lotte operaie e vittime sul lavoro nella sua Sardegna, che ha visto nel succedersi del tempo una possibilità di lavoro nelle miniere del Sulcis e Carbonia come emblema di un riscatto, sempre meridionale. Salvo poi raccogliere, nel futuro immediato, i frutti avvelenati di quella esperienza.
Gianni Loy, docente di Diritto del Lavoro all’Università di Cagliari, ripercorre con la memoria legislativa quel periodo, risalendo agli anni in cui ancora lo sciopero, nonostante i precetti costituzionali in vigore, non era ancora riconosciuto come un pieno diritto della classe lavoratrice. La cesura tra quel passato e il presente degli anni ’70 è stata l’approvazione dello Statuto dei Lavoratori, che ha dettato la disciplina normativa posta a tutela dei lavoratori. Una legge forse incompleta, come specifica lo stesso giurista Gino Giugni padre ispiratore della riforma, ma sicuramente necessaria per regolamentare diritti e doveri tra le parti in causa.
Sono pezzi a volte dimenticati di quella complessa e tormentata vicenda politica di quegli anni in quel chiaroscuro vincente della nostra società che ne uscì trasformata, sebbene quelle conquiste di civiltà vennero oscurate da una lotta politica senza quartiere sfociata nel terrorismo.

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Un lavoro, quello del regista sardo come sempre prezioso, destinato a lasciare una traccia nella ricomposizione storica di quegli anni guardando ai conflitti del presente, con un corredo di immagini attinte dalle Cineteche, a cominciare da quella della Società Umanitaria di Cagliari, istituzione che fu emanazione e materializzazione di un pensiero gramsciano più che mai attuale in tempi di “nuova ignoranza” come quelli attuali.
I preziosi interventi di Ken Loach, che riflette sul tempo non più disponibile come nel passato per conciliare i temi dell’ambiente e quelli del lavoro, e quello del compianto Laurent Cantet – a cui il film è dedicato – che riflette sulle similitudini tra la condizione dei lavoratori in Francia e quelli della Sardegna che conosceva bene, arricchiscono di voci il panorama già vasto di interventi di sindacalisti, testimoni dell’epoca e gente comune colpita e tradita dalle conseguenze della omessa tutela di quei diritti basici senza i quali il lavoro diventa schiavitù e la democrazia perde ogni vigore.
Uomini in marcia diventa una sferzata sul presente e al contempo lo si può vivere come un grido d’allarme in tempi in cui ogni scontro nell’ambito del lavoro diventa solo cronaca buona per un giorno o due senza alcuna altra incidenza sulle coscienze. Un documentario, dunque, come dicevamo interventista, ai confini con una militanza di quella coscienza sopita nei più, a cominciare dalle compagini dei lavoratori, e che è dura a risvegliarsi nonostante lo snocciolarsi di notizie che rompono l’apparente tranquillità e che elencano giorno dopo giorno i morti sul lavoro. Un film d’altri tempi, utile ai nostri tempi.

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Regia: Peter Marcias
Con: Gianni Loy, Laurent Cantet, Ken Loach
Testimonianze: Peppino La Rosa, Bruno Saba, Giampaolo Puddu, Salvatore Cherchi, Antonello Pirotto, Antonello Cabras
Distribuzione: Notorious Pictures
Durata: 75′
Origine: Italia, 2023

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.5
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Il voto dei lettori
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