VENEZIA 59- "Bertinotti al Lido"

Nell'incontro pomeridiano presso lo stand di Filmcritica, che presentava in anteprima il prossimo numero contenente una conversazione tra Pietro Ingrao e la redazione, il segretario di Rifondazione è intervenuto parlando di cinema, critica e "autonomia".

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BANDO BORSE DI STUDIO IN CRITICA, SCENEGGIATURA, FILMMAKING

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È durato poco più di mezz'ora l'intervento che Fausto Bertinotti ha tenuto al Lido durante la presentazione del prossimo numero di Filmcritica, in cui comparirà l'estratto di una conversazione tra la redazione della rivista e Pietro Ingrao intitolata "il montaggio e altro".

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Arrivato puntuale e come sempre impeccabile nella cura del look (niente giacca e cravatta ma camicia con le maniche rigirate e pantaloni chiari pertinenti al clima e all'ambiente del festival), il segretario di Rifondazione ha parlato di cinema e politica con un discorso libero nella forma quanto chiaro nei contenuti.

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Partendo dal legame profondo che il cinema ha avuto sin dall'inizio con la classe operaia, senza dimenticare l'uso improprio del mezzo che questa ha dovuto subire, Bertinotti ha sottolineato la necessità che arte e critica abbiano un proprio linguaggio, che sia politico nel metodo e non nei contenuti. Da qui ha dichiarato definitivamente chiusa l'epoca in cui il PCI chiedeva ai suoi aderenti di anteporre l'ideologia ad ogni altra attività, citando più volte il concetto di autonomia (anche questo da intendersi in senso non politico) che permetta ad ogni linguaggio di partecipare all'evoluzione dialettica.

Durante il discorso, Bertinotti ha evidenziato la pericolosità del potere attuale (italiano in particolare, ma del neocapitalismo in generale), che fa della sua mancanza di una forma precisa il suo punto di forza per poter di volta in volta assumere le sembianze della realtà che vuole asservire (vera "cosa carpenteriana" si potrebbe aggiungere). È questa, secondo la sua visione, la nuova fase della globalizzazione.

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