VENEZIA 62 – "Final Fantasy VII" (Fuori Concorso)

Un'opera complessa e avveniristica dove lo "strappo" delle forme convenzionali del cinema risulta l'unica bussola capace di orientare e "rimontare" idealmente queste inquadrature. Un ottimo inizio per una Mostra che voglia provare a riproporre il cinema unica ed autentica "invenzione del futuro".

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Questa 62° edizione della Mostra del Cinema di Venezia che tanto sarebbe piaciuta al Professor Kien, il "mitico" sinologo protagonista dell' Auto da fè di canettiana memoria, non poteva che aprirsi all'insegna del cinema dell'estremo oriente. Così, dopo i corpi e le lame danzanti delle sette spade filmate da Tsui Hark, ecco, sempre fuori concorso, Final Fantasy VII – Advent Children diretto da Nomura Tetsuya.


Dal computer allo schermo filmico, e poi ancora dalla celluloide di nuovo verso i pixel dell'animazione digitale: questo secondo capitolo cinematografico del famoso videogame nipponico per Playstation che otto anni fa conquistò il mercato internazionale dei giochi per consolle, riparte ed espande le linee e le traiettorie narrative del plot originale. Il protagonista è sempre l'eroe virtuale Cloud che, dopo aver salvato il mondo nel finale del videogame, è tornato a fare il corriere ed a proteggere un gruppo di piccoli orfani; almeno fin quando il giovane Kadaj non inizia a perseguitare i ragazzini e gli amici di Cloud "resuscitando" i fasti e le potenze negative dell'antica battaglia di Sefiroth. Inevitabile lo scontro finale in un tripudio di grafica digitale e potenti effetti sonori. Anche se ciò che più colpisce dell'opera prima di Nomura Tetsuya – ex programmatore di computer e creatori di molti protagonisti di videogame – non è certo la trama, decisamente più rarefatta e meno lineare del primo adattamento cinematografico; ma i mille interstizi che si aprono lungo questo corpo filmico ibrido e contaminato, immerso in un universo di elementi naturali (aria, acqua, fuoco) riplasmati dall'occhio del computer. Rivoli e derive narrative che mescolano i soliti riferimenti new age, la velocità del montaggio visivo e il contrappunto di una colonna sonora che sembra correre in parallelo lungo le immagini del film. Perché, alla fine, pur rinunciando alla poesia digitale del primo episodio e puntando tutto sulla velocità e la compressione dell'occhio dello spettatore, Final Fantasy VII Advent Children è un'opera complessa e avveniristica dove lo "strappo" delle forme convenzionali del cinema risulta l'unica bussola capace di orientare e "rimontare" idealmente queste inquadrature. Dunque, un ottimo inizio per una Mostra che voglia provare a riproporre il cinema unica ed autentica "invenzione del futuro".

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