VENEZIA 66 – "Viajo porque preciso, volto porque te amo", di Marcelo Gomes e Karim Ainouz (Orizzonti)

viajo porque preciso, volto porque te amo
Un viaggio alla scoperta del Cinema, con uno zaino in spalla, una macchina fotografica, una videocamera, una super 8 e un amore che è andato perduto. Il Cinema è la strada con le sue infinite deviazioni, i suoi scorci inaspettati, che percorriamo insieme ad una voce senza volto, fino a diventare quegli occhi che trasformano il paesaggio mentre scrivono un diario segreto, dove si muore e si rinasce

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Un viaggio alla scoperta del Cinema, con uno zaino in spalla, una macchina fotografica, una videocamera digitale, una super 8 e un amore che è andato per sempre perduto. Il Cinema è la strada con le sue infinite deviazioni, le sue contaminazioni, i suoi scorci inaspettati e nascosti che percorriamo insieme ad una voce, dentro la voce senza volto di José Renato, fino a diventare quegli occhi che trasformano il paesaggio mentre scrivono, sussurandole in un oreccchio, le pagine di un diario delle emozioni, un diario segreto dove si muore e si rinasce. Viajo porque preciso, volto porque te amo – viaggio perchè ho bisogno, torno perchè ti amo – è il volo di un anima tradita dall’amore, di un uomo che vaga, in una fuga immobile, nelle zone aride e desolate del dolore. Torno perchè ti amo, ma non esiste più un luogo dove tornare, dove fermarsi, una casa, un sogno comune che è speranza di futuro. Solo abbandono. Solo una stanza tappezzata di foto che sono le immagini di mille suppliche, di mille sogni mai esauditi. Il terrore della solitudine, con il suo grido muto, diventa il silenzio immobile degli spazi vuoti, che si moltiplicano senza fine oltre l’orizzonte, oltre lo schermo, dentro di noi, in attesa di essere di nuovo inondati dall’acqua, il canale fantasma che José insegue calpestando i cortili, le vite polverose che popolano la regione desolata del nordest brasiliano. E lungo la strada lentamente riscolpita dal tempo, dal viaggio che deve continuare e che, scorrendo mai più come prima, ma ancora una volta in avanti, placa il dolore, qualcosa inizia a rifiorire. Un fiore di plastica imperlato di lacrime di rugiada. Ed ecco che il fiore diventa di carne, un volto, una storia, un’altra vita che si accompagna per un istante, per una notte, alla nostra. E ci dona l’inaspettato e tenero calore del desiderio mentre all’orizzonte prende forma uno spazio misterioso e affascinante, dove la desolazione e le luci abbaglianti della vita si compenetrano, un paesaggio che si anima sotto i mille diversi passi che, in una danza senza fine, s’incrociano, si avvicinano, si aspettano, si perdono e di nuovo si trovano. E allora è finalmente possibile tuffarsi nell’ignoto, dalle scogliere vertiginose e aspre di Acapulco.

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