Venezia 81. Bestiari, Erbari, Lapidari. Incontro con Massimo D’Anolfi e Martina Parenti

La conferenza stampa a Venezia 81 dell’ultimo film del duo D’Anolfi e Parenti che hanno parlato della genesi e dei temi di Bestiari, Erbari, Lapidari. Fuori Concorso.

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A quattro anni dall’ultima volta a Venezia con il loro Guerra e Pace nella sezione Orizzonti, la coppia di documentaristi formata da Massimo D’Anolfi e Martina Parenti torna al lido per presentare, fuori concorso, Bestiari, Erbari, Lapidari: un film enciclopedico dalla struttura tripartita che indaga le immagini e gli immaginari attorno al mondo degli animali, le piante e le pietre. Un lavoro ambizioso che si muove tra la spinta biologica che in parte aveva distinto anche i loro precedenti film e l’omaggio ai diversi generi del cinema documentario presente in ogni atto dell’opera.

Oggi si è tenuta la conferenza stampa del film a cui oltre ai due registi erano presenti il compositore delle musiche Massimo Mariani, il produttore Enrico Bufalini per Luce Cinecittà, David Fonjallaz per Lomotion, e Gabriele Genuini per Rai Cinema.

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Il film nasce da lontano – esordisce D’Anolfi – perché da almeno dieci anni ragionavamo sull’idea di fare un film sugli alberi e le piante ma non riuscivamo a trovare una storia che ci convincesse. Poi quasi quattro anni fa una nostra amica ci ha detto che nel veterinario sotto il nostro studio c’erano due cuccioli di tigre con la polmonite. Il giorno stesso abbiamo iniziato a filmare e abbiamo capito che quello era un bestiario e per un’associazione di idee vi abbiamo associato un erbario e un lapidario da poter immaginare”.

Sono sempre stati connessi gli aspetti di bestie, piante, pietre – prosegue Parenti – ma il primo ad essere terminato è stato Erbari, perché l’idea della necessaria cura che dovremmo avere tutti per il mondo che ci circonda era un caposaldo del nostro lavoro. È una parte che osserva i giardinieri dell’orto botanico di Padova che costantemente si prendono cura delle piante specialmente di inverno quando queste sono più secche e quindi ne hanno ancora più bisogno”.

Colpisce, come viene notato, in sala, l’acuta capacità di collegamenti dei due cineasti che ragionano secondo uno sguardo che metta in armonia mondi diversi. Afferma a proposito Parenti: “Il cinema è proporre nuovi modi di immaginare. Non solo storie e immagini ma tutte quelle relazioni che si attivano tra la realtà, il lavoro dell’autore e gli occhi degli spettatori che guardano”.

A intervenire è stato anche il compositore e montatore del suono Massimo Mariani che ha parlato di un continuo rimando di immagini, suoni: “Questa volta – confessa – abbiamo cercato di creare tre episodi musicali che creassero atmosfere diverse da loro. Guardando le immagini abbiamo scelto dei generi calzanti. In Lapidari la musica è elettronica, in Bestiari più orchestrale: dai versi degli animali abbiamo tirato fuori delle suggestioni sonore che poi ricorrono in tutto il film, dove la musica, in generale, ha un tono piuttosto malinconico”.

Abbiamo allungato in maniera inverosimile i suoni – aggiunge D’Anolfi – riprendendo quanto fatto in Spira Mirabilis, secondo l’idea di un tappeto sonoro continuo che sembra lontano ma allo stesso tempo nutre gli ambienti”.

Infine, hanno parlato anche i produttori, esprimendosi circa la sfida di lavorare in un altro dei viaggi di D’Anolfi e Parenti, che sia attraverso l’archivio o semplicemente il disvelamento di sguardi inusuali.

Questo è un film che dà l’occasione di rigenerarci – ha detto Gabriele Genuino – perché dà la possibilità di riflettere e riverberare con quello che si guarda, anche e soprattutto dal punto di vista del cinema che con l’archivio può avanzare un’idea ecologica dell’immagine. È una riflessione importante da fare perché oggi si producono troppe immagini, con una mancanza di significato e di significante, mentre sarebbe necessaria una rigenerazione del linguaggio”.

A proposito di archivio si è espresso Enrico Bufalini, produttore per Archivio Luce Cinecittà: “Negli ultimi anni si sta facendo un grande uso creativo dell’archivio. Ma con Massimo e Martina però si raggiunge un livello superiore di utilizzo di materiali che diventano attuali. Perdono la loro connotazione storica per divenire essi stessi racconti della nostra vita, il nostro paesaggio e il nostro ambiente”.

David Fonjallaz, produttore per Lomotion ha detto: “Massimo e Martina sono due documentaristi che hanno un approccio davvero poetico e sono davvero felice di aver permesso che questo film possa esistere. Per questo devo ringraziare anche la Cinémathèque Suisse che con il suo contributo ha reso possibile questa collaborazione”.

Subito dopo, in chiusura, Martina Parenti si è sentita di ringraziare la cineteca di Amsterdam Eye filmmuseum per il contributo fondamentale per i materiali di Bestiari. Ai ringraziamenti si accoda anche Massimo D’Anolfi, nominando altrettante cineteche da loro frequentate “perché fin da subito c’era l’idea di realizzare un film europeo che parlasse del nostro vecchio continente”.

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