Venezia 81: Cloud. Incontro con Kiyoshi Kurosawa
Il regista nipponico ha presentato il suo Cloud, parlando dei temi del film, come il mondo dell’internet così oscuro da permettere fuoriuscita di spiriti. Fuori concorso a Venezia 81.
A quattro anni di distanza da Wife of a Spy – che gli valse il Leone d’Argento per la miglior regia a Venezia77 – il maestro nipponico del thriller e del J- horror Kiyoshi Kurosawa torna al lido con Cloud, un lavoro che indaga le odierne paranoie del mondo di Internet.
Il racconto ruota attorno alla figura di un bagarino digitale, che da un giorno all’altro si ritroverà nel vortice di una serie di inspiegabili fatti violenti.
Nel pomeriggio si è tenuta la conferenza stampa del film, a cui era presente, oltre all’autore, la produttrice Yumi Arakawa.
“Dopo più di vent’anni da Pulse volevo tornare a esplorare il mondo del digitale – esordisce Kurosawa – per rilevare i cambiamenti di internet che è un mondo che cambia di continuo e da cui possono addirittura fuoriuscire spiriti. Però non volevo immaginare il mio protagonista come una persona che si approfitta del talento degli altri, io volevo che fosse un personaggio senza soldi o talento ma che è costretto a trarre vantaggio dagli altri per provare a sopravvivere”.
Ma il vero protagonista dell’ultima fatica di Kurosawa è proprio il mondo potenzialmente orrorifico di internet. Dice il regista a proposito: “è un mezzo che di per sé non ha colpe, ma è il modo in cui lo usiamo che può portare a conseguenze diverse. Adesso ancora non sappiamo se in futuro avranno la meglio le cose positive di Internet o quelle negative”.
Cloud è la parabola cruda di personaggi ossessionati dal profitto e dalle possibilità di trarre vantaggi dagli altri. In sala viene notato se questo possa funzionare quale metafora della macchina cinema stessa, a tal punto che Kurosawa afferma scherzando: “In questo senso mi sento un po’ colpevole. Da regista non ho mai avuto l’occasione di trarre grandi profitti dai miei film. Allo stesso tempo i soldi sono necessari quando si fa cinema. Ripeto, non so come andrà in futuro ma il cinema è sempre qualcosa di interconnesso con il profitto. Io come regista cerco di non pensarci, piuttosto cerco nuove occasioni di fare film perché amo creare, e questo per me è un pensiero più sano: cercare di fare anzitutto ciò che si desidera”.