Venezia 81 – Finalement. Incontro con Claude Lelouch e Kad Merad

Abbiamo incontrato il regista di Un uomo, una donna in occasione della presentazione del suo ultimo film Fuori concorso a Venezia 81. Lelouch riceverà anche il premio Cartier Glory to the Filmmaker

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Il giorno di Claude Lelouch è arrivato. Il grande cineasta francese sbarca a Venezia dove riceve il premio Cartier Glory to the Filmmaker, dedicato a una personalità che abbia segnato in modo particolarmente originale il cinema contemporaneo. L’81esima Mostra del Cinema omaggia così uno dei più importanti registi del secondo dopoguerra, capace di scrivere alcune delle pagine più importanti della cinematografia francese grazie ad opere del calibro di Un uomo, una donna e I miserabili.  Prima ancora di ricevere il prestigioso riconoscimento, però, Lelouch è a Venezia per presentare il suo ultimo film, Finalement, con il quale, forse, si chiuderà la sua grande carriera dietro alla macchina da presa.

Abbiamo avuto il piacere di incontrarlo all’interno di una sessione di interviste con la stampa. Con lui abbiamo anche incontrato il protagonista di Finalement, l’attore francese Kad Merad. Nel cast presenti anche Elsa Zylberstain, Michel Boujenah, Sandrine Bonnaire, Barbara Pravi e Françoise Gillard.

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L’incontro con regista e attore si apre con una domanda sulla grande tematica attorno alla quale si sviluppa l’ultima fatica del regista. Finalement, infatti, racconta la storia di un uomo in preda a una crisi profonda, la cui salvezza arriverà durante un viaggio, solo nel quale l’uomo capirà come tutto ciò che gli è accaduto di brutto nella vita sia, in fin dei conti, un bene.

“La constatazione a cui sono arrivato alla fine della mia vita è che tutto quello che ci fa male, in un modo o nell’altro, ci spinge poi al sentire il bene. Tutti i successi che ho conseguito nella mia vita sono arrivati dopo gli insuccessi dei film che non erano andati bene. Ritengo che il male sia l’inventore del bene. Se una persona non soffre c’è un problema nella sua esistenza. Gli ostacoli sono necessari nel percorso della vita. E la vita è un po’ come andare in bicicletta, quando sei in salita sogni di andare in discesa. Ma poi quando sei su una piana ti annoi. Questo è il motivo che mi ha portato a fare cinema ed è questa la mia idea sulla forma d’arte con la quale condivido una bellissima storia d’amore da più di sessant’anni”. 

Il film è anche un viaggio nei piccoli luoghi della Francia lontani dalle grandi metropoli cittadine. L’attore protagonista, Kad Merad, interviene a proposito del significato più profondo del viaggio intrapreso dal suo personaggio.

“Ciascuno di noi ha il desiderio di cambiare la propria vita. Se c’è un desiderio che ho io, nonostante faccia un mestiere che mi garantisce tutta una serie di privilegi, è quello di ritornare in certi momenti un perfetto sconosciuto. Uno degli inconvenienti del nostro mestiere, infatti, è quello di non poterci muovere più liberamente. Invece, mi piacerebbe fondermi nella folla, andare a fare la spesa al supermercato, vivere le persone. Per il resto, io vivo costantemente dei cambiamenti della vita, grazie ai ruoli che interpreto in ogni film”. 

Finalement è un film francese ma con dei piccoli accenti italiani. Ad esempio, Lino Ventura, il protagonista del film, ha un cognome italiano.

“Si è vero, Lino Ventura era di origini italiane. Amo molto l’Italia e se un giorno dovessero sbattermi fuori dalla Francia, un paese che comunque adoro, sceglierei come luogo di esilio una tra Italia e Quebec”. 

La chiacchierata con il regista francese ritorna per l’ultima volta sulla grande metafora del viaggio intrapreso dal protagonista del suo film. Lelouch sottolinea come il cinema stesso, che non va mai separato dalla realtà, possa incarnare una forma di pellegrinaggio terapeutico per poter trovare se stessi e le proprie passioni.

“Beh, sicuramente una sala cinematografica è il paese più bello del mondo, se il film è un bel film. In due ore fai un viaggio completo in tutta la gamma dei sentimenti dell’essere umano. In qualche modo, il cinema è una scorciatoia ed è la responsabile principale del mio amore per le donne, per il cibo, la pittura, la musica. Non è la Settima arte il cinema, è la prima! Perché in realtà il cinema comprende tutte le arti insieme. E, lo ripeto ancora, io vivo una storia d’amore con il cinema da più di sessant’anni”.

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