Venezia 81. M – Il figlio del Secolo. Incontro con Joe Wright, Luca Marinelli e il cast

L’attesa serie tratta dal bestseller di Antonio Scurati è stata presenta a Venezia 81. Dal 2025 su Sky e Now Tv

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L’attesa serie tratta dal bestseller di Antonio Scurati è stata presenta a Venezia 81. In conferenza stampa il regista Joe Wright, il protagonista Luca Marinelli, lo sceneggiatore Stefano Bises, l’autore della colonna sonora Tom Holland, il produttore Lorenzo Mieli e gli interpreti Francesco Russo e Barbara Chichiarelli, la serie uscirà nel 2025 su Sky e Now tv.

La conferenza si è aperta con un applauso entusiastico, in sala stampa c’era anche Antonio Scurati, l’autore del libro. La conferenza stampa è stata moderata da Alessandra De Luca che pone la prima domanda al regista chiedendogli, che interesse ha suscitato in lui la sceneggiatura del romanzo di Scurati e con che approccio ha raccontato questa storia, “questo è il terzo film che ambiento in questo periodo storico: Espiazione, L’ora più buia e adesso M – Il figlio del secolo, questo periodo mi affascina perché parla di come siamo arrivati ai giorni d’oggi. Mi piace analizzare questo periodo da diverse prospettive. Negli anni ’70 e ’80 ero un antifascista per me ogni istituzione era fascista: la polizia, gli insegnanti, i miei genitori erano fascisti, semplicemente perché non mi lasciavano uscire il giovedì sera. Di recente abbiamo visto la crescita dell’estrema destra in tutto il mondo e ho sentito la responsabilità di capire che cosa significa questo e da dove viene. Il processo è stata una mia autoeducazione”

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Viene poi chiesto a Luca Marinelli, che nella serie interpreta Benito Mussolini, come ci si avvicina ad un personaggio così importante e ingombrante a livello storico, l’interprete ha risposto “all’inizio ho avuto molti pensieri, perché vengo da una famiglia antifascista, sono antifascista, sono cresciuto così e sono convinto di questo. Quando mi è stata offerta la possibilità di partecipare al progetto i pensieri sono stati più di uno, poi ho capito che poteva essere una maniera per prendermi una piccola responsabilità storica. Non ce l’avrei mai fatta senza la guida meravigliosa di questo artista, qui alla mia destra, che si chiama Joe Wright, che mi ha preso per mano e senza la sua guida non avrei fatto neanche un metro.” Afferma già dal libro era tutto molto chiaro, definisce l’adattamento scenografico coraggioso ed intelligente e aggiunge “Mi sono sentito parte di un gruppo e sicuro che il messaggio che avremmo portato sarebbe stato quello di cui volevo fare parte

Il focus ritorna sul regista com’è riuscito a creare questo stile così ipnotico, il regista risponde che voleva trasporre cosa voleva dire vivere in quegli anni, “ho pensato che usare  la musica di quel periodo dava un sapore old-fashioned, volevo trasporre davvero cosa sentivano le persone dell’epoca, ho quindi optato per un estetica che potremmo definire mash-up tra il regista ucraino Dziga Vertov L’uomo con la macchina da presa, Scarface di Howard Hawks e la cultura rave degli anni ’90, volevo trasporre tutto questo e creare un collage tra vari stili: bianco e nero, colori acidi estremi e momenti drammatici musicali. La scelta è ricaduta su Tom Rowlands dei Chemical Brothers per l’incisione è stata fondamentale e prioritaria nel definire l’estetica. Valeria Vanelli, la montatrice che ha lavorato duro per creare un ritmo concitato, “dirigere per me riguarda molto il ritmo, crearlo permette di trasportare lo spirito e l’energia della rivoluzione, del dinamismo e della paura dell’epoca”. Visto che è stato tirato in ballo, viene chiesto a Tom Rowlands se anche lui pensa che la sua musica abbia aiutato a definire l’estetica del film e a dare il ritmo alle immagini travolgenti:”è stata una sfida ed era un progetto eccitante in cui essere coinvolti . Mi sono semplicemente immerso nel mondo e ho seguito Joe, come tutti qui” risata di tutti “è stato un privilegio essere coinvolto nel progetto e portare some terrible things, dare energia e dinamica”.

La prossima domanda è per gli sceneggiatori, Stefano Bises e Davide Serino, che libertà filologiche si sono presi, un esempio perfetto “Make Italy great again” che sembra una dichiarazione molto chiara, alla domanda risponde Stafano Bises: “trovare un tono che si allontanasse dal periodo dramma classico, restituire qualcosa che era intimamente nel libro, il dialogo diretto tra Mussolini e gli spettatori, che serve come strumento di rivelazione di un costante doppio pensiero opportunistico, il grosso del nostro lavoro era trovare quella libertà, ma tenere l’aderenza storica. Oltrea “Make Italy great again” c’erano altre espressioni post-moderne che volevamo mettere, alcune erano anche piuttosto rischiose, ma a questa non volevamo rinunciare.”

Viene chiesto a Lorenzo Mieli produttore, quando, perché avete deciso di acquisire i diritti del romanzo e cosa ci ha visto che poteva essere tradotto sul grande schermo:”Antonio (Scurati) mi ha fatto leggere il libro prima che uscisse, 7 anni prima, il romanzo non solo è storicamente accurato, riuscendo a far capire le origini del fascismo e perchè ancora oggi e così forte. Antonio mi ha chiesto se il libro poteva interessarmi, da lì è iniziato un lungo processo in cui lui ci ha seguito, ma vorrei chiedere anche a lui”. Il microfono viene dato a Scurati, gli viene chiesto se gli sembra possibile che dal suo romanzo venga creata un serie così spettacolare, moderna e pop.”Questa serie è grande cinema, io dico cinema perché sono un uomo del secolo scorso, ho da subito pensato che il film fosse il naturale prolungamento del romanzo, perché la mia ricerca era per una forma d’arte popolare, trattandosi di fascismo lo sguardo da usare doveva essere nuovo ma sempre antifascista che raggiungesse il più largo numero di lettori e spettatori possibili. Il romanzo come il film è democratico, in quanto forma d’arte popolare. Il film conserva la vocazione di rappresentare in forma nuova, coinvolgente e mobilitante le coscienze di chi lo guarda. Per fargli conoscere e capire quale seduzione potente fosse il fascismo 100 anni fa e fargli provare repulsione nei confronti di questa” Scurati conclude con un importante monito “io credo che lo spettro del fascismo si aggiri ancora per l’Europa, ma non siamo stati noi ad evocarlo col romanzo e la serie. Ciò che l’arte antifascista e democratica può fare è disperdere questo spettro e fugarlo”.

Viene chiesto anche a Francesco Russo e Barbara Chichiarelli che lavoro hanno fatto sui loro personaggi, rispettivamente Cesare Rossi e Margherita Sarfatti, il primo risponde.”sono partito da una suggestione di Joe (Wright) che mi aveva parlato di una relazione di co-dipedenza con Mussolini, quasi un’amicizia tossica, io avevo letto dei libri scritto dal mio personaggio Cesare Rossi, lui cercava di difendere le sue ragioni e l’epoca fascista, ma non riusciva a parlar male di Benito Mussolini. I’ho lavorato come se il mio personaggio avesse una sorta di Sindrome di Stoccolma. Cesare Rossi rappresenta chi ha subito il fascino, i fascisti erano tanti, quindi non era il solo,è la vittima piccolo borghese”, l’attrice invece “Joe mi ha chiesto di partire dal rapporto di Margherita e Benito, mi sono documentata, ho letto il libro di Margherita Solfati Deux per promuovere il Duce in Italia, ma soprattutto all‘estero” continua “si sono usati a vicenda, questo aspetto è stato sottolineato, ma dal loro carteggio, che ho letto veniva fuori che si amavano.Il personaggio che ho interpretato è complesso e funzionale a questo racconto, lei è stata tra le persone che ha coadiuvato l’ascesa e la presa al potere di Mussolini”.

La mediatrice sottolinea che l’interpretazione di Marinelli è convincente perché assomiglia a Mussolini, spesso infatti l’assomiglianza estrema cancella i personaggi, ma in questo caso non c’ è una mimesi estrema e gli chiede che lavoro ha fatto per interpretarlo in maniera così convincente: “ci ho lavorato come in qualunque altro progetto, è stato doloroso, perché un personaggio non si deve giudicare, viste le mie convinzioni antifasciste, è stata una delle cose più dolorose, la sospensione del giudizio e avvicinarmi, ma era la maniera più onesta per raggiungerlo e capirlo. Capire è un termine difficile per me è incomprensibile. Sono partito da questo, definirli diavoli, pazzi o il male è pericoloso, sono purtroppo esseri umani. Lo tratto come un criminale che ha scelto di fare quello che ha fatto. Lavoro di studio, gli scambi fondamentali con Joe, che ha creato un ensemble di attori, interpreti eccezionali, senza di loro non avrei fatto un passo. Lui ha responsabilizzato ogni persona sul set, anche le comparse, dice voi non siete comparse siete attori, ognuno di voi pensi alla sua storia, perché è qui, questo grande fomento è regalare ispirazione a tutti quanti, è stato fondamentale

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