Venezia 81 – Maria. Incontro con Pablo Larraín e il cast

Tornando sui ritratti femminili che hanno fatto la fortuna della sua ultima produzione, Larraín presenta alla stampa assieme al cast il suo Maria, incentrato su una delle voci più iconiche del ‘900.

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Si è svolta, nella cornice della 81a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, la conferenza stampa del film Maria, di Pablo Larraín, con la presenza in sala dello stesso regista, dello sceneggiatore Steven Knight, dei produttori e del cast, rappresentato in questo caso da Angelina Jolie, Pierfrancesco Favino e Alba Rohrwacher.
Proseguendo il suo discorso di reinterpretazione di alcune delle figure più carismatiche del ‘900, il regista cileno è infatti alla sua seconda apparizione consecutiva al Lido, ad appena un anno di distanza dalla sua partecipazione con El Conde, incentrato sulla figura di Augusto Pinochet.
Questa volta, dopo Jackie Kennedy e Diana Spencer, Larraín torna a focalizzarsi sui ritratti femminili dedicando la sua attenzione a Maria Callas, colta nei suoi ultimi giorni di vita a Parigi, interpretata per l’occasione da Angelina Jolie.

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Incalzato dalla prima domanda della moderatrice Giulia D’Agnolo Vallan sul motivo di girare un film sulla figura della Callas, Larraín risponde: “Sono sempre stato un appassionato di opera lirica ma mi sono reso conto che, specialmente negli ultimi anni, non sono stati realizzati molti film a riguardo. Così, per realizzare un film su una figura storica così importante come quella della Callas, mi sono servito dell’aiuto di Steven (Knight) alla sceneggiatura e ovviamente della migliore interprete possibile per l’occasione, senza la quale questo film non esisterebbe, cioè Angelina”.

Successivamente all’attrice protagonista viene chiesto di descrivere quelle che sono state le difficoltà maggiori riscontrate durante la fase delle riprese, in particolare le pressioni derivanti dall’opportunità di poter essere candidata agli Oscar per la sua interpretazione.

Angelina Jolie racconta: “Ad essere sincera, ciò che mi ha creato più problemi è stato il cercare di soddisfare le aspettative dei fan di Maria e della lirica in generale. Ovviamente, se dall’ambiente in cui lavoro ricevo delle risposte positive io ne sono grata, ma la mia attenzione principale era rivolta a dare il giusto tributo ad una figura così importante come quella di Maria”.

Gran parte dell’incontro ha avuto come tema principale della discussione l’aura quasi mistica del personaggio in questione, come affermano gli stessi Pierfrancesco Favino e Steven Knight.

“Ho avuto l’occasione di studiare la sua figura, e credo di aver capito molte cose sul sentimento di devozione che la circondava, lei era come una ‘regina egizia’”, spiega Favino (Ferruccio Mezzadri, storico autista della soprano).

Gli fa eco Steven Knight: “Credo che il rapporto tra la Callas e le figure che le stavano più vicine, non fosse quello di un semplice legame ‘capo-dipendenti’ (riferendosi alle figure di Ferruccio Mezzadri e di Bruna Lupoli, rispettivamente autista e governante della Callas, NdA), ma bensì quello di un amore sconfinato per loro. Io che sono stato un appassionato di opera in passato, credo che l’esperienza di ascoltare un’opera lirica sia quasi come se fosse quella di ascoltare una musica che arriva direttamente all’animo, senza aver per forza bisogno delle parole”.

Infine, sullo status di “diva” della Callas e della sua influenza sulle persone a lei circostanti, Larraín e Favino condividono le loro considerazioni soffermandosi, in particolare, sulle conseguenze che possono derivare dal ricoprire un ruolo così importante nell’immaginario collettivo.

“Lei aveva questa sorta di senso ‘tragico’ della vita, la maggior parte delle opere che interpretava avevano al loro centro il tema della morte, ma non per questo volevamo fare un film che parlasse di morte o di tragedie, ma bensì di una persona che ha dedicato la sua vita all’arte”, chiarisce Larrain. “Una diva non può esistere se non c’è della magnificenza in ciò che fa, perciò avere quello statuto significa pretendere il meglio da sé stessi e anche dagli altri, poiché quando si ritrovava a provare per le sue performance, lei arrivava addirittura a lasciare la sala se una sola voce risultava stonata”.

Conclude Pierfrancesco Favino: “Una volta che condividi lo stesso spazio con una persona del calibro di Maria, ne rimani condizionato. Io penso che queste due persone (Bruna e Ferruccio) fossero come due angeli custodi per Maria, ma senza quello statuto di ‘regina’ loro sicuramente avrebbero perso la loro ragion d’essere nel mondo. Quando parliamo di artisti, parliamo di interpreti d’emozioni: quando ascolti un’opera musicale come quella di Maria, ascolti tutto ciò che c’è dietro, soprattutto a livello emotivo”.

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