Venezia 81. Murat Fıratoğlu, intervista esclusiva per One of Those Days When Hemme Dies

Murat Fıratoğlu ci ha parlato del suo esordio, a Venezia 81 nella sezione Orizzonti, tra il cinema di Suleiman, poesia e una viscerale necessità di raccontare storie

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Dietro alla sua apparente semplicità One of Those Days When Hemme Dies, a Venezia81 nella sezione Orizzonti, nasconde una profondità e un cuore vivo e pulsante. La premessa sembrerebbe quella di un thriller: un bracciante litiga con il suo capo, torna a casa a prendere una pistola per ucciderlo e vendicare l’offesa subita. Sul percorso, però, troverà una serie di deviazioni, di ostacoli che sembrerebbero futili e che lo costringono a rallentare, a fare un respiro profondo. Lo stesso fa il suo autore, Murat Fıratoğlu, che nel raccontarci in esclusiva il suo esordio sembra quasi nascondersi, come in fondo fanno tutte le cose preziose che, se ci si concede il tempo di ascoltare, di vedere e di vivere, presentano qualcosa di luminoso al nostro cospetto.

One of those days when Hemme dies è un film ricchissimo nella sua semplicità. Non sembra l’opera di un esordiente. Come ti sei avvicinato al cinema?

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Non ho studiato cinema, ma Legge, sono un avvocato. L’unica educazione cinematografica che ho avuto è stata quella di vedere film, di essere un cinefilo. Adoro Vittorio De Sica e Roberto Rossellini, in particolare Francesco giullare di Dio e Stromboli. Mi piace anche tantissimo Robert Altman. Ho una relazione intima con questi film, quando li guardo mi sembra di essere purificato. I miei fine settimana li passo con i film. Ho fatto dei cortometraggi e poi ho pensato di diventare un regista. Amo il cinema e raccontare storie da sempre. Quando ero bambino, passavo le giornate nello studio di fotografia di mio fratello maggiore (che recita anche nel film, ndr) e avevo molto tempo per osservare e per leggere. Per questo, le storie mi appassionano moltissimo.

Infatti, ci sono moltissime storie all’interno della singola storia del protagonista. Come ci hai lavorato?

Non molte persone si sono accorte di questa struttura che contiene più linee narrative. Sono storie che nascono nella mia mente ogni giorno, le racconto costantemente ai miei amici, che a volte mi fermano perché non ne possono più. Sento di avere questo potere creativo legato alle storie e ho bisogno di buttarlo fuori in forma cinematografica. È un sentimento viscerale. C’era un grande poeta turco, Sait Faik Abasıyanık, che diceva: “Se non scrivo, morirò”

Sarà, d’ora in poi, come per il poeta, il complesso di dover dirigere o morirà?

Ho altri sei o sette progetti che vorrei fare nella mia vita e poi penso che sarò morto.

Il protagonista del film comincia a capire, ad avere presa sul mondo quando comincia a camminare. Mi ha ricordato la frase di Werner Herzog: il mondo si rivela a chi viaggia a piedi.

Mi viene in mente un’inquadratura che mi impressiona moltissimo di Grizzly Man, quella di un orso in una notte di tempesta. C’è un’intensità enorme, si forma un legame estremamente intenso con il soggetto dell’inquadratura.

La macchina da presa per la maggior parte del tempo è ferma, tranne in alcune scene. Quando decidi di muovere la camera?

Ho pensato il prologo, i primi 20 minuti, come fossero un documentario, con la camera che si muove nella realtà. Mentre dopo il prologo, la macchina da presa è ferma, lo stile diventa minimale come quello di Ozu.

Il film è fatto di lunghe attese, perfetto per il rituale della sala. Riesci a immaginarti il tuo film su un servizio streaming?

Non è possibile controllare il percorso di un’opera dopo che è stata fatta. Per me il pubblico può anche vederla da un cellulare, non avrei nessun problema anche perché non potrei far niente al riguardo.

Hai pensato dall’inizio di interpretare il protagonista?

No, non sono stato in grado di trovare un protagonista per One of those days when Hemme dies, visto che era un debutto. Ho anche scritto sui social agli attori che pensavo potessero interpretare il personaggio, ma non mi hanno mai ricontattato. Avranno pensato: “Ma chi è questo? Che vuole?”. Ho deciso di essere il protagonista dieci giorni prima di cominciare a girare. Visto che non trovavo nessuno, per precauzione, non mi sono tagliato i baffi!

Come pensi che reagirà il pubblico a One of those days when Hemme dies?

Quando anche solo una persona fa dei commenti positivi sul film, mi sento come se qualcuno stia curando il mio giardino. Penso che veramente poche persone lo apprezzeranno, alla maggioranza non piacerà, ma con quei pochi a cui sarà piaciuto camminerò mano nella mano.

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