#Venezia79 – The Whale: incontro con Darren Aronfosky e il cast

Darren Aronofsky incontra la stampa internazionale per presentare The Whale, il suo nuovo film in concorso a Venezia. Con lui il cast con Brendan Frasier, e lo sceneggiatore S. D. Hunter

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Giunto ormai alla sua quinta partecipazione, Darren Aronofsky è un vero e propina habitué della Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Un festival che nel 2008 lo ha insignito del Leone d’oro per The Wrestler e che oggi lo vede tornare al Lido in compagnia di Brendan Fraser per la presentazione in concorso del suo ultimo lavoro The Whale, basato sull’omonima commedia teatrale scritta da Samuel D. Hunter.

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L’incontro in conferenza stampa con i giornalisti ha inizio alle 13.30; a presenziare, oltre a regista e attore protagonista del film, sono lo sceneggiatore S.D. Hunter e le attrici Hong Chau e Sadie Sink. Un incontro che ha, fin da subito, volto e voce di Aronofky: “Buongiorno a tutti, volevo esprimere la mia gratitudine per essere di nuovo qui alla Mostra che ormai è la mia casa. Negli ultimi anni tanti di noi hanno perso tanto e c’è stata una separazione, una cesura nei collegamenti umani. Quest’opera parla di collegamenti tra esseri umani, di vestire le vesti degli altri, di entrare nelle teste degli altri ed è questo di cui ha bisogno il mondo. […] Quando ho visto a teatro l’opera di Sam ne sono rimasto toccato profondamente; l’ho contattato ed è iniziata una lunga odissea per cercare di capire come realizzare questo film. Ciascun personaggio è molto umano, profondo e mi sembrava un buon luogo dove investire la mia immaginazione.”

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Un’odissea durata, per ammissione stessa del regista, circa dieci anni. Il tempo necessario a svolgere i casting e a scovare, tra i numerosi volti di Hollywood, quello più adatto al protagonista. Una ricerca che ha condotto a Brendan Fraser, il quale, analizzando la sua lunga e variegata carriera non esita a definire Charlie “il personaggio più eroico che abbia rappresentato”. E alla domanda relativa al rapporto che il film e i suoi protagonisti instaurano con lo spazio, risponde così: “Per quanto riguarda il navigare lo spazio è importante notare che la mobilità fisica di Charlie si limita al suo divano, la sua poltrona. Credo sia poetico che il trauma che lui porta si manifesti a livello fisico. Ho dovuto imparare a muovermi in modo nuovo, ho sviluppato muscoli che non sapevo di avere, anche sentendo vertigini alla fine della giornata. Ciò mi ha consentito di apprezzare coloro che hanno corpi di questo tipo, perché ho imparato che bisogna essere molto forti anche mentalmente. Questo è Charlie.”

The Whale, come diversi altri film di Aronofky, riflette dunque sul tema della corporeità, rendendola specchio di un disagio che è doppiamente fisico e psicologico. Un tema da cui lo sceneggiatore Hunter si sente particolarmente coinvolto: “Quando ho cominciato a concepire questo personaggio l’ho scritto sulla base di un’esperienza molto personale. La città in cui si svolge è Moscow (Iowa), la mia città e io stesso ho un storia di depressione, mi sono sempre confortato con il cibo; ero un ragazzo gay in una scuola superiore di una piccola cittadina, le cose per me non sono state semplici. Credo che questa sia la mia storia più personale, avevo paura di scriverla. Mi ha guidato la speranza e l’ottimismo, la fiducia negli altri , perché è ciò che ha salvato me stesso”

Fiducia è dunque la parola d’ordine dell’opera. Un’opera piccola, realizzata con una manciata di attori, ma contraddistinta da una positività che è frutto di un meraviglioso rapporto tra le parti e dall’esistenza di un clima di grande collaborazione tra cast, regista e reparto tecnico, in particolare con il direttore della fotografia Matthew Libatique, così come racconta anche Hong Chau: “Lavorare insieme è stato confortante. Matthew è sempre stato una presenza molto gentile, ci siamo sempre sentiti supportati. Darren ha un carattere molto protettivo, adora gli attori e capisce quello che facciamo. È stata una benedizione poter lavorare con queste persone soprattutto dopo la pandemia.”

Un rapporto d’affetto che permea The Whale e lo eleva a messaggio d’amore e di speranza. “Le persone non sono in grado di non amare” è una delle frasi più evocative del film e questo per il regista “è il messaggio più importante da lanciare oggi al mondo; tutti stanno abbracciando il cinismo, il lato oscuro ed è quello di cui non abbiamo bisogno. Dobbiamo accogliere l’idea che tutti ci amiamo l’un l’altro. Dobbiamo aggrapparci a questo”.

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