Venezia81 – Little Jaffna. Intervista al regista Lawrence Valin

Il regista francese ci ha raccontato in esclusiva il suo primo lungometraggio. Un action movie che racconta delle sofferenze vissute dal popolo Tamil. Evento Speciale Film di Chiusura SIC

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Sentieri Selvaggi intervista Lawrence Valin: regista francese, classe 1987. Il suo primo lungometraggio, Little Jaffna, sarà presentato come Evento Speciale di chiusura della Settimana della Critica. Valin ci ha raccontato la nascita del suo interessante progetto, i riferimenti cinematografici e la tragica storia del suo popolo d’origine: la comunità Tamil.

Prima di cominciare con le domande sul film volevo chiederti quali sono le tue sensazioni ora che il tuo film è qui a Venezia? Quanto può essere importante per te e il tuo cast una vetrina di questo tipo?

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Per me è un privilegio e un onore. Essere il film di chiusura presentato come evento speciale, per me è un grande motivo di orgoglio, anche perché io realizzo film perché siano vissuti come un evento. È ovviamente poi un grande piacere essere qui alla Mostra del Cinema di Venezia, un festival pieno di storia. Ora abbiamo una grande responsabilità: chiudere il festival in bellezza.

Iniziamo dal principio. Quando hai iniziato a scrivere la sceneggiatura del film e qual è stata la metodologia di lavoro?

Ho realizzato la sceneggiatura nel 2017. Quando ho finito la scuola di regia a Parigi ho chiamato due sceneggiatori e abbiamo iniziato a scriverla insieme. Nel corso di cinque anni ho collaborato alla sceneggiatura con cinque co-writers. Per me era fondamentale che il film parlasse di una comunità ma che non fosse un film soltanto per la mia comunità. Volevo che tutti si potessero sentire connessi ai temi del film. Il processo di scrittura è stato molto interessante. Io davo la mia visione delle cose e magari agli altri sceneggiatori non era chiara la mia prospettiva. Lavorare con tutte queste persone mi ha aiutato ad avere una visione universale, evitando di realizzare un docufilm esplicativo sulla mia gente ma un’opera che spero possa far sentire tutti parte della stessa comunità.

Le sofferenze del popolo Tamil sono la pesante eredità di cui anche il protagonista si farà carico alla fine del film. In Italia non se ne parla tanto e volevo chiederti qual è la situazione attuale ma anche come vivi giorno dopo giorno questa sofferenza?

Il conflitto in Sri Lanka non è mai stato coperto dalle testate occidentali e io volevo raccontare le sofferenze del Popolo Tamil ma non attraverso una prospettiva didattica. Volevo che il mio film fosse un prodotto che potesse intrattenere il pubblico anche perché credo che solo così il pubblico possa davvero entrare nella storia e imparare qualcosa. Se anche solo una persona che ha visto il film ha poi cercato su internet la tragedia vissuta dal popolo Tamil, vuol dire che ho raggiunto il mio scopo principale.

Il film si apre con l’inseguimento per le vie del quartiere di little Jaffna che culmina con un colpo che manda K.O. un personaggio. Colpisce l’utilizzo delle musiche in piena sintonia con le immagini che vediamo. Come lavori con la colonna sonora dei tuoi film?

Quando ho conosciuto il compositore delle musiche, mi ha subito chiesto se volevo una colonna sonora che facesse da sottofondo intimo alla storia del film. In Francia si usa molto questo tipo di accompagnamento sonoro. Io l’ho subito fermato e gli ho chiesto quale fossero le sue reference cinematografiche. Mi ha risposto: Il Cavaliere Oscuro, di Christopher Nolan. Ho pensato che fosse perfetto, volevo proprio quello. Io sono cresciuto con le colonne sonore dei film indiani e cingalesi e in quel tipo di cinema la musica è fondamentale. Il lavoro della colonna sonora è quello di amplificare le emozioni dello spettatore per quella particolare scena. Così gli ho chiesto di non essere timido e di farmi sentire il suo sound. Gli chiedevo sempredi più e quando raggiungeva il limite, aggiustavamo leggermente la presenza della colonna sonora per bilanciare il rapporto immagini-suono. Ci siamo sentiti da subito molto connessi. Gli ho spiegato da quali film Talim prendere ispirazione ma il disegno generale era quello di realizzare un film francese. Certo, si parla delle sofferenze della comunità Tamil ma si tratta comunque di un film francese, ambientato in Francia e che racconta le ricadute della guerra civile in Sri Lanka vissute in Francia.

E parlando di cinema francese, quali sono i tuoi principali riferimenti artistici? Quali registi ti hanno ispirato maggiormente?

Uno dei registi che mi ha ispirato di più quando ero studente di cinema è stato Jacques Audiard, amo il suo lavoro. Un altro regista che ho scoperto tardi purtroppo è stato Jean Pierre Melville. Ascoltavo di recente una sua intervista in cui affermava che i critici gli dicevano che i suoi film non sembravano francesi. Mi sono subito rivisto in questa affermazione. Ho scoperto Frank Costello faccia d’angelo che mi ha stupito molto per la scrittura del personaggio di Alain Delon, le cui emozioni e pensieri non traspaiono mai. Mi sono ispirato a luo per la scrittura del protagonista del mio cortometraggio A Loyal Man.

Qual è il tuo rapporto con gli attori che dirigi? Come lavori con loro? Qual è la tua metodologia? Li lasci liberi o dai loro indicazioni precise?

La maggior parte del cast è composto da attori non professionisti. Cerco di trovare il giusto mix tra esordienti e professionisti. Ma ai più giovani, magari alla prima esperienza, dico sempre che sono spaventato anch’io. Ma è una cosa che facciamo insieme. Dal primo corto che ho realizzato ho sempre cercato di mettere insieme recitazione e regia perciò ormai è immediato per me immergermi nel lavoro sul set con gli altri attori. Sono completamente con loro, mi dimentico quasi della regia, e li lascio completamente liberi di fare quello che vogliono. La sceneggiatura dev’essere solo un’indicazione per gli attori che, quando recitano, vorrei agissero più con il cuore che con la testa.

Per chiudere, questo è il tuo primo lungometraggio. Ma stai già pensando o lavorando a qualche altro progetto?

Ho l’idea di realizzare un film distopico ambientato in Francia. Ho parlato della situazione politica in Sri Lanka ma io sono Francese e voglio parlare anche del mio paese. Ultimamente sono rimasto molto colpito dal film di Michel Franco New Order e vorrei realizzare qualcosa che si avvicini a quel tipo di approccio.

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