Volonté – L’uomo dai mille volti, di Francesco Zippel

Appassionato doc che ripercorre, a trent’anni dalla scomparsa, la vita personale e artistica dell’attore, attraverso immagini di archivio e testimonianze di oggi. VENEZIA81 .Venezia Classici

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LA SCUOLA DI DOCUMENTARIO DI SENTIERI SELVAGGI

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A trent’anni dalla morte di Gian Maria Volonté, il documentario di Francesco Zippel ripercorre la carriera artistica e personale dell’attore, attraverso immagini di repertorio e archivio delle sue interviste televisive, dei suoi ruoli al cinema e al teatro, attraverso le testimonianze di coloro che hanno conosciuto e lavorato con lui o che ancora oggi sentono potente l’influenza ricevuta. Toni Servillo, Fabrizio Gifuni, Valeria Golino, Valerio Mastandrea, Pierfrancesco Favino, Marco Bellocchio, Margarethe Von Trotta, Felice Laudadio, Daniele Vicari, Giuliano Montaldo (al quale il film è dedicato…), Gianna Gissi, la compagna Angelica Ippolito, Jean Gili, Francesco Rosi, la figlia Giovanna Gravina Volonté, hanno reso speciale, stimolante e commovente il ricordo dell’uomo dai mille volti. L’uomo che avrebbe voluto poter raccontare il vento, anche quando solcava i mari in barca a vela, la sua grande passione. Perché era capace di creare un divertimento di gioco attoriale senza distogliere la concentrazione sui personaggi interpretati. Il rapporto con il padre fascista lo aveva forgiato in un certo modo e di contro ha sempre vissuto sulla sponda politica opposta, con impegno e passione.

“Zenzero nel culo e rompere la quarta parete” sarebbe stato il suo credo, in tal senso emblematica è la “sceneggiata” per ricostruire il presunto suicidio dell’anarchico Pinelli. Il 1959 probabilmente è l’anno spartiacque della carriera con lo sceneggiato televisivo L’idiota, con regia di Giacomo Vaccari. Avrebbe però scelto di fare l’attore perché poteva dormire la mattina, altrimenti sarebbe stato uno scrittore. Ricorda Massimo Troisi, che alla domanda di Pippo Baudo del perché avesse intrapreso questa strada, la risposta fu praticamente la stessa. Ma vedendo il suo Caravaggio alla TV, capisci davvero chi è stato Gian Maria Volonté, colui che ha aperto le porte della recitazione moderna in Italia. La bellezza della voce e la chiarezza con cui faceva aderire la parola alla efficacia espressiva del volto, davano la sensazione di giungere a partorire il personaggio. La battuta sulla sua bocca era sorgiva, nasceva in quel preciso istante. Pur avendo vissuto anni di coinvolgimento politico, ha provato sempre ad evitare quella pesantezza ideologica, ponendo davanti a tutto l’emotività.

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Todo Modo e Il caso Moro, rappresentano in fondo la ragione più convincente del titolo a questa opera. L’emotività al servizio dello stesso volto, al contempo stratificato e “sfaccettato” in versione pirandelliana. La connotazione culturale che in parte diventava anche dialettale di un essere umano, lo collocava nell’esperienza più intima dello spettatore. Ennio Fantastichini, dopo Porte aperte di Gianni Amelio, aveva chiamato l’albero di casa Gian Maria e tutte le volte che ne sentiva la necessità, parlava con esso, per avere conforto, una guida. In Volonté – L’uomo dai mille volti, affiora la necessità dell’attore di intendere il cinema come un mezzo di comunicazione di massa, così come il teatro, la televisione. Essere un attore era una questione di scelta che si poneva innanzitutto a livello esistenziale: o si esprimevano le strutture conservatrici della società e ci si accontentava di essere un robot nelle mani del potere, oppure ci si rivolgeva verso le componenti progressive della società per tentare di stabilire un rapporto rivoluzionario fra l’arte e la vita.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.7
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