Windless, di Pavel G. Vesnakov

Il regista bulgaro racconta del rapporto tra appartenenza e memoria superando la banalità della messa in scena fine a se stessa, tramite un’indagine sincera e profondamente umana

--------------------------------------------------------------
BANDO BORSE DI STUDIO IN CRITICA, SCENEGGIATURA, FILMMAKING

--------------------------------------------------------------

Windless,  secondo film di Pavel G. Vesnakov (il suo esordio è German Lessons del 2020) desta parecchia curiosità guardando alla stratificazione della storia che narra. Difatti il film è leggibile attraverso uno schema che parla appieno dell’appartenenza culturale e del conseguente abbandono delle proprie radici e di un viaggio a ritroso nella storia famigliare del protagonista Koko, tornato in Bulgaria, nel suo minuscolo paese natale, solo per vendere l’appartamento del padre e liberarsi definitivamente delle cose lasciategli in eredità. Il padre di Koko è uno dei punti cardini: l’uomo, raccontato dalle testimonianze di chi lo ha conosciuto in vita, ci permette di scavare a fondo tra le maglie di una storia più grande di quanto sembri: quella di una classe sociale ben più ambia e ancorata alla realtà rispetto le nuove generazioni, rispetto a chi sceglie di partire per non tornare più.

--------------------------------------------------------------
KIM KI-DUK: LA MONOGRAFIA DEFINITIVA!

--------------------------------------------------------------

In Windless l’esplorazione degli ambienti è fortemente vincolata da uno sguardo che è figlio di un’affezione sincera e che nella messa in scena in alcuni momenti sembra omaggiare Perdizione di Béla Tarr quando si tratta di incorniciare gli sterminati campi fangosi. È tangibile una certa divisione quando si tratta di inquadrare gli esterni rispetto gli interni – delle case, degli uffici, delle automobili o dei ristoranti che il protagonista attraversa. È palese l’importanza dei vari passaggi che Koko effettua, ognuno dei quali atto a svelare precisi aspetti in relazione alla sua storia; tanto centrale quanto quella di chi gli sta attorno.

----------------------------
UNICINEMA QUADRIENNALE:SCARICA LA GUIDA COMPLETA!

----------------------------

A parlare in modo eccellente di una volontà superiore alla rappresentazione fine a se stessa in Windless è sicuramente il momento nel quale Koko, vista la possibilità di un lavoro ben retribuito, sceglie di dare una mano a un suo caro amico nello sgombero di alcuni palazzi da sostutuire con strutture di lusso quali campi da golf, spa e parcheggi. In uno di questi appartamenti però un’anziana signora, ancora presente in casa nonostante l’avviso di sfratto, è distesa sul suo divano e comunica ai due che non ha intenzione di lasciare la sua casa da viva. Si è iniettata diverse dosi di insulina per potersi uccidere e morire dentro la sua abitazione. Lei racconta che in quella casa ha passato la quasi totalità della sua vita, e solo la morte può allontanarla definitivamente da quel luogo. Questo passaggio è fondamentale nell’esplicare apertamente che Windless vuole essere un film sui diritti inalienabili dell’uomo, a partire dal diritto all’abitazione; indipendentemente dalla classe sociale di appartenenza e/o di provenienza.

Una ulteriore nota di merito va sicuramente al modo esemplare che il regista sceglie per affrontare la memoria e le immagini. Koko risponde sempre con indifferenza o repulsione alle foto, i quadri e le tracce iconografiche del passato; quindi al lascito del padre. Vi sono momenti in cui addirittura la memoria (che sia appunto fotografica o videografica) viene brutalmente eliminata, volontariamente o meno. E sicuramente non si tratta di accanimento, tutt’altro. Sembra l’unica risposta plausibile a un passato – politico, familiare o personale – irrimediabilmente rotto, insanabile. Questo di Pavel G. Vesnakov è in definitiva un ottimo spaccato di una realtà che lentamente si sta estinguendo. La verità delle cose e l’affezione alla materia sembrano soccombere al peso insostenibile dello scorrere del tempo, come in risposta agli inarrestabili cambi generazionali. Basti pensare alla fede, e al modo in cui in Windless viene trattata: se sulla pelle del protagonista si legge chiarissimamente la figura evangelica di Cristo (quindi espressa esternamente, sottoforma di immagine), per la gente del posto dal quale lui proviene la fede è ancora un qualcosa di insito, interno, viscerale.

Titolo originale: Bezvetrie
Regia: Pavel G. Vesnakov
Interpreti: Ognyan Pavlov, Veselin Petrov

Distribuzione: Fandango
Durata: 93′
Origine: Bulgaria, Italia 2024

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.8
Sending
Il voto dei lettori
0 (0 voti)
----------------------------
SCUOLA DI CINEMA TRIENNALE: SCARICA LA GUIDA COMPLETA!

----------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative