Wonder Boys
Titolo originale: Wonder Boys
Sorpresa: il grande Lebowsky non fa più il disoccupato. È invece un professore d'università, si chiama Grady, è rimasto fermo a un '68 di utopie tutte sue, neppure nei vestiti ha conosciuto un vero e proprio progresso. Solo le donne sono cambiate negli anni, lasciandogli molti rimpianti e qualche camicia da notte dal colore improbabile. Grady è un ex scrittore di successo senza ispirazione e ha un allievo, James, con un sacco di talento. Senza parlare dell'editor che lo insegue da New York per fargli superare il complesso della pagina bianca. Titolo consigliabile questo Wonder Boys, tra i pochi della nuova stagione da non perdere. Per carità, non un grande film ma una commedia ben oliata, con una sceneggiatura pressoché perfetta e una regia funzionale. Il film l'ha scritto non a caso una vecchia conoscenza, Steve Kloves, liberal di Hollywood che ci regalò quel gioiellino di I favolosi Baker. Dietro la macchina da presa Curtis Hanson, che non è un granché ma è furbo a scegliersi i copioni ben fatti, così fa bella figura lui. Certo, da vecchi romantici del cinema americano avremmo preferito che alla fine il nostro Lebowsky, pardon, Grady, non si convertisse al computer ristabilendo l'ordine della pace familiare/esistenziale, ma inutile illudersi: a Hollywood piacciono le storie edificanti. Spunto per dibattito: i fanciulli post-adolescenti Usa sono tutti sciroccati/apatici/cinici/nichilisti. Dal Wes Bentley di American Beauty al Tobey Maguire di Wonder Boys. Da approfondire.
p.s. Tra le cose migliori Robert Downey Jr. in una performance sublime e la colonna sonora, con Dylan, Neil Young & C. Un buon antidoto contro Ennio Morricone.