Youth (Hard Times), di Wang Bing

Secondo capitolo di un racconto operaio girato in cinque anni dentro una città sede di un’industria tessile. Un lavoro di grande importanza politica. LOCARNO 77. Concorso

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BANDO BORSE DI STUDIO IN CRITICA, SCENEGGIATURA, FILMMAKING

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Dopo la prima parte, Youth (Spring), presentata a Cannes, arriva in concorso a Locarno il secondo tempo del progetto fluviale di Wang Bing, con le storie raccolte nel laboratorio tessile stagionale di Zhili tra le migliaia di operai provenienti dalle provincie rurali sottoposti a condizioni lavorative severissime. Sono giovani e Wang Bing ci fa sapere il nome, il paese è la provincia d’origine per tentare di scongiurare di rappresentarli in un insieme indistinto. Ambienti fatiscenti, spazi ridotti da una densità abitativa abnorme, ed ancora la voglia di immaginare un futuro, una famiglia. Il rumore incessante delle macchine da cucire invade le stanze fino alla notte che le trasforma in dormitori improvvisati, dove mangiare e programmare la propria vita. Le immagini si succedono, caotiche ed irrequiete. Il tempo viene cancellato dentro giornate sfiancanti, identiche, con la monotonia rotta dalle inevitabili risse che scoppiano nelle situazioni di disagio a causa del poco denaro. Una lotta tra poveri che spesso finisce nel sangue per debiti veri o presunti, quando si discute per gli orari e le paghe da fame.

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Wang Bing ci mostra la spina dorsale del paese, con le piccole e medie imprese impegnate in una lotta spietata, dalla quali a volte i capi finiscono per scappare per evitare di onorare gli impegni, ed i magazzini vengono immediatamente inglobati dalla concorrenza a prezzi stracciati. Questo fa emergere un aspetto piuttosto insolito per un’economia statale rigida come quella cinese: la presenza di una rete di fabbriche prive di reale controllo, che assorbe persone senza siglare nessun contratto e le lascia senza tutele in un mercato ossessionato dal guadagno. Un rischio, che apre però degli spiragli di battaglie collettive parasindacali ed inedite forme di solidarietà, un sostegno nel maniacale processo di produzione.

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Girato in cinque anni dal 2014 al 2019 Youth rappresenta un documento clamoroso, una tappa di una rivoluzione industriale in itinere. Desta certo particolare impressione osservare l’organizzazione di turni massacranti, la totale abnegazione alla causa che richiama alla mente pratiche vecchie di duecento anni, riprodotte senza sostanziali modifiche se escludiamo lo sviluppo tecnologico, ma aperto a nuove forme di cooperazione e coscienza di classe.

Wang Bing firma un affresco grandioso, probabilmente poco gradito alle autorità, narrazione verista di una zona franca, fotografia periferica di significato politico e sociale, che fruga tra i rifiuti ed i miserabili dimenticati dentro la loro alienazione ma dotati di incredibile resistenza e resilienza. Insomma nonostante il degrado ed una povertà percebile, dallo schermo viene fuori una speranza, l’energia di ragazzi e ragazze, la loro consapevolezza di subire un’ingiustizia. Spinti dall’amore di uomo, di una donna, della vita a combattere per un futuro diverso e migliore, ad assumersi dei rischi per loro e per le prossime generazioni.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4.3
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