Confidenza, di Daniele Luchetti

Dal romanzo omonimo di Domenico Starnone, un thriller sentimentale che è una convincente variazione intimista del cinema di Sautet. Germano è ormai il ‘corpo e l’anima’ del cinema del regista.

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Segreti e bugie. Ci sono i segni del tempo sul volto di Elio Germano, che dopo soprattutto Mio fratello è figlio unico, La nostra vita (con cui è stato premiato come miglior attore al Festival di Cannes) e Io sono Tempesta, è diventato il corpo e l’anima del cinema di Daniele Luchetti. L’altro ‘corpo e anima’ è Domenico Starnone, la cui collaborazione con il regista è cominciata quasi trent’anni fa con La scuola. Confidenza è tratto infatti dal suo romanzo, edito da Einaudi, anche se stavolta Starnone non collabora alla sceneggiatura scritta dallo stesso Luchetti e Francesco Piccolo. Già nel primo piano del protagonista c’è la sua storia privata, proprio come Accio in Mio fratello è figlio unico o l’operaio edile Claudio in La nostra vita. Il ruolo che interpreta Germano forse li condensa entrambi ma ne offre anche una variazione. Pietro Vella si porta dietro la furia passionale del primo e l’istinto del secondo. In Confidenza l’attore è un brillante professore di liceo che ha una tormentata relazione con una sua studentessa, Teresa (Federica Rosellini). Le loro strade poi si dividono. Un segreto però li continua a tenere uniti e a condizionare le loro vite, anche quando Pietro sposa la collega Nadia (Vittoria Puccini) e Teresa farà carriera anche stimolata da Pietro che aveva fatto di tutto per convincerla a iscriversi a matematica.

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Segnato anche dalla colonna sonora di Thom Yorke, Confidenza è un anomalo triangolo sentimentale che potrebbe essere il controcampo di Dramma della gelosia di Scola. Se tra Marcello Matroianni-Monica Vitti-Giancarlo Giannini sorre il sangue e prevale l’istinto, tra Elio-Germano-Federica Rosellini-Vittoria Puccini c’è invece un’inquieta distanza, la tendenza di ritardare le proprie decisioni ed emozioni. Soprattutto il protagonista è come incapace di far prendere una strada autonoma alla sua vita anche se sembra dominarla. Sospeso tra ‘amore’ e ‘paura’, le due parole che Pietro scrive sulla lavagna, Confidenza ha il merito di saper controllare e, a tratti, di far esplodere, una struttura narrativa cominque complessa senza però rintanarsi un una gelida eleganza formale. Luchetti propone un’altra variazione del caso e del destino nel corso del tempo, ma sono proiettati e vissuti quasi soggettivamente. È un thriller senza (apparente) delitto e se c’è, sta proprio in quel segreto che si confidano Pietro e Teresa e di cui lo spettatore resta all’oscuro. Ma del genere restano comunque la fuga e la colpa. Pietro si sente come controllato, pedinato, spiato, anche se non lo è. Teresa, resa fuggevole anche se ha il desiderio di essere presente dalla notevole prova di Federica Rosellini che la rende spesso straniata, volutamente fuori sintonia anche rispetto l’emozione che sta vivendo sul momento. Ed è ottima anche l’interpretazione di Vittoria Puccini proprio perché mostra come l’attrazione possa essere sofferta e come la rabbia è una condizione esistenziale con cui fare i conti nella quotidianità.

Con Confidenza, Luchetti porta il suo cinema a esplorare nuove zone di un ‘teorema sull’infelicità’ con esiti molto più convincenti rispetto a Lacci. In ogni contatto fisico – un abbraccio, un bacio, una parola – c’è spesso lo scarto tra quello che i personaggi desiderano e poi quello che fanno. C’è una tensione che non è oppressiva ma comunque costante. Le passioni restano sotterranee come nel cinema di Claude Sautet e Confidenza crea anche l’affascinante incrocio tra Luchetti e il cineasta francese proprio nel modo con cui offre una variazione del carattere intimista di una storia che sembra lineare e in realtà è sfuggente. È un film pieno di vertigini (le inquadrature dall’alto della finestra, le visioni come possibili premonizioni), efficacemente imploso, capace soprattutto – cosa non comune nel cinema italiano – di trovare una tale confidenza coi protagonisti che riescono ad appropriarsi, far propri dialoghi come quello sulla descrizione dell’amore: “Non è mai alla pari, è sempre sopraffazione”. L’urlo nel finale è forse lo scompenso meno autentico di un film che cammina sempre su una corda sottolissima, che può rischiare di cadere da un momento all’altro e invece trova in questo continuo disequilibrio un cinema che non ha più paura di sbagliare e smarrirsi e (forse) ritrovarsi. La sua forza è proprio quella di manifestare e affrontare direttamente le proprie paure. Luchetti questa sfida difficile l’ha vinta e Germano gli permette di affrontare tutte le insidie di un film che prima è inafferrabile e poi si scolpisce alla distanza.

 

Regia: Daniele Luchetti
Interpreti: Elio Germano, Federica Rosellini, Vittoria Puccini, Pilar Fogliati, Isabella Ferrari, Giordano De Plano, Luca Gallone, Bruno Orlando, Roberto Latini, Sofia Luchetti
Distribuzione: Vision Distribution
Durata: 136′
Origine: Italia, 2024

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.7
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Il voto dei lettori
3.49 (35 voti)
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