DC Comics ritira tre copertine create tramite IA

La casa editrice ha ritirato tre cover in seguito alle accuse di utilizzo dell’intelligenza artificiale, portando l’intero mondo dei fumetti a riflettere sull’impiego della tecnologia

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Le incursioni delle intelligenze artificiali nel mondo dell’arte sono ormai all’ordine del giorno, con successive polemiche tra fazioni di scettici a priori e altre di difensori tout court del progresso tecnologico. Questa volta ad accendere la miccia è stato il mondo del fumetto, da sempre campo di sperimentazione di immagini e che di conseguenza, seppur con ancora un paradossale ritardo rispetto ad altre forme, non poteva che diventare ulteriore terreno di dibattito.

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Il casus belli è costituito dalla scelta di DC Comics di ritirare tre copertine (rispettivamente per Power Girl 10, Wonder Woman 10 e Shazam 12) disegnate dall’artista cinese Daxiong (al secolo Guo Jingxiong), dopo l’accusa di aver lavorato attraverso un’IA. La decisione è arrivata in seguito alle segnalazioni di diversi lettori che, analizzando i disegni in questione, avevano notato alcune imperfezioni tipicamente riconducibili ad errori dei software creatori di immagini, dai soliti errori anatomici all’inconsistenza di alcuni elementi lineari.

DC Comics ha quindi optato per affidare le cover ad altri tre artisti (Dave Johnson, Dan Panosian e Cully Hamner), con lo stesso Daxiong che si è difeso sui social dapprima pubblicando foto di alcuni bozzetti, che testimonierebbero l’artigianalità del suo lavoro, e in seguito affermando pubblicamente di essere vittima di una caccia alle streghe in cattiva fede. La casa editrice ha d’altronde una linea piuttosto rigida che chiude del tutto le porte all’impiego dell’intelligenza artificiale nei propri fumetti, ufficialmente per tutelarne le componenti artistiche. Va segnalato però un aspetto più pragmatico di tale rigidità: in una fase attuale in cui non esiste una regolamentazione sull’uso delle immagini prodotte da IA, un eventuale uso delle stesse non sarebbe coperto da alcun diritto d’autore, esponendo quindi l’editore alla possibilità che la concorrenza possa replicarle o semplicemente ridistribuirle senza dover corrispondere alcun compenso.

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Non è la prima volta in realtà che DC Comics riceve critiche in tal senso. Recentemente infatti anche i disegni dell’italiano Andrea Sorrentino per The Joker: Year One (pubblicata su Batman 143), erano stati al centro di accuse simili. In quel caso particolare alcuni utenti erano riusciti a ricreare le tavole in questione tramite IA senza particolari difficoltà.

Esempi di questo tipo aprono ampi scenari di discussione. Da un lato non si ci si può che soffermare su alcuni dilemmi di natura prettamente ontologica sul ruolo dell’artista. Risulta chiaro infatti il vantaggio che ne ricaverebbero le case editrici (un grande abbattimento dei costi e dei tempi di produzione in primis), e sicuramente ci sono dei pro legati anche all’attività del disegnatore stesso, che vedrebbe estremamente ridotto il lasso tra la progettazione e la realizzazione, limitando di conseguenza anche l’impiego di energie lavorative. Ma quanto è possibile escludere il processo creativo, di bozza in bozza, passando da esperimenti ed errori, dal lavoro artistico in sé? E il nuovo incarico di progettista di storie per immagini (ruolo che di fatto occuperebbe) non trasformerebbe l’artista in quanto tale?

Le intelligenze artificiali lavorano prettamente tramite l’acquisizione di informazioni da immagini già esistenti, rimontandole in base agli input che di volta in volta vengono inseriti dagli utenti. Una tecnica che i dogmatici dell’IA hanno talvolta assimilato al già esistente cut-up (il rimontaggio di frammenti estratti da opere già esistenti per creare qualcosa di originale), che ha avuto esponenti di spicco in diverse forme d’arte, da Burroughs e Cortàzar nella letteratura, da Thom Yorke a Kurt Cobain nella musica. Non è però possibile confondere i due processi. L’arte in quanto tale in un simile lavoro risiede infatti nella mediazione dell’artista tra le varie opere e nella natura anche accidentale, e non meccanica come nel caso delle intelligenze artificiale, del processo.

Proprio a proposito del loro stesso utilizzo è illogico ad esempio comprendere come i creatori delle immagini che fungono da database e che quindi vengono costantemente riutilizzate, non vedano riconosciuto alcun diritto d’autore. Dopo i traguardi raggiunti in ambito cinematografico dallo sciopero degli attori e degli sceneggiatori a Hollywood dello scorso autunno, risulta evidente la necessità che l’impiego di simili strumenti tecnologici non vada bigottamente proibito, ma sicuramente regolamentato. E occorre farlo il prima possibile per permetterne uno sviluppo che segua una direzione ben precisa, senza dover invece in un secondo momento inseguire un fenomeno troppo grande per essere gestito.

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