Fabbricante di lacrime, di Alessandro Genovesi

Dal romanzo e fenomeno virale di Erin Doom, un film tra Del Santo e Ferretti caricaturale e involontariamente comico. Un disastro. Su Netflix.

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A seguito di un grave incidente d’auto, Nica resta orfana, finendo immediatamente tra le mura del Grave, un bizzarro e cupo orfanotrofio fuori dal tempo che è gestito da una donna dispotica e crudele, il cui obiettivo sembra essere quello di crescerne i giovani ospiti tra paura del presente e angoscia per il futuro. Tutto cambia quando Nica incontra Rigel, uno dei molti orfani ospitati dal Grave, che guarda caso viene adottato insieme a Nica dagli adorabili coniugi Milligan, incuranti dell’ambigua ed inspiegabile attrazione che lega i due giovani. Ciò che ne verrà sarà sfida, attrazione, lotta e desiderio.

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Come Twilight, anche Fabbricante di lacrime è l’adattamento di un bestseller preadolescenziale, scritto da Erin Doom e pubblicato in Italia da Salani, dopo aver raggiunto un’enorme popolarità all’interno della community di BookTok, una delle molte sezioni di TikTok, risultando in breve tempo il romanzo più venduto dell’anno in Italia. Però laddove per Twilight c’era la questione del vampirismo apatico, il cui pregio è stato quello d’aver saputo lanciare nuove star e promettenti interpreti, osservati in quel caso da linguaggi risibilmente erotici, seppur è il caso di sottolinearlo, evidentemente innocenti, qui prendono piede la malinconia e la cupezza, scaturite dai traumi dell’infanzia e dell’affido.

Dunque i fantasmi dell’abbandono, dell’adozione e ancora, il ritrovarsi orfani in un mondo che tutto impiega e mostra pur di apparire gelido, spietato e oscuro, senza però riuscirci mai realmente, finendo piuttosto per (auto)definirsi caricaturale, forzatamente estraneo alla sua stessa matrice statunitense – il romanzo, è ambientato in una piccola città del Minnesota – e ingenuamente citazionista. Genovesi infatti osserva Burton, raggiungendone però una dimensione involontariamente comica, che molto difficilmente, nemmeno il miglior Scary Movie avrebbe saputo eguagliare, ed è notizia di pochi giorni, che presto ne vedremo un altro capitolo.

Tralasciando dunque una tragica – poiché sfortunata è davvero troppo poco – americanizzazione dello scenario e così del modello interpretativo e filmico italiano, che perfino Dario Argento ha tentato nel corso della sua filmografia, si pensi a Phenomena, raggiungendo però una decisiva credibilità, non è possibile perdonare al film di Genovesi un’incessante, tediosa e inspiegabile osservazione dei registri narrativi e interpretativi propri di The Lady di Lory Del Santo e Gli occhi del cuore di René Ferretti. Questi ultimi non soltanto raggiungono qui concretezza, ma mutano anche fastidiosamente, forse in cerca di una potenziale originalità, attraverso il fiacco lavoro sui corpi e il doppiaggese condotto da alcuni degli interpreti principali, su tutti Caterina Ferioli, Biondo e Alessandro Bedetti.

È indicativo che da settimane Fabbricante di lacrime occupi il primo posto dei titoli più visti su Netflix, drammatico soprattutto, immaginando che il pubblico della preadolescenza e adolescenza non possa che confrontarsi oggi con testi filmici di questa caratura. Nel corso delle sue due ore di durata o poco meno infatti, Fabbricante di lacrime vede un susseguirsi di notevoli passaggi come “Il suo fascino velenoso era infestante”, “Non toccarmi con questa casualità” e ancora “Questa sera voglio solo ballare e perdere la conoscenza”. Arduo al termine della visione, non porsi il medesimo obiettivo.

 

Regia: Alessandro Genovesi
Interpreti: Caterina Ferioli, Biondo, Alessandro Bedetti, Roberta Rovelli, Orlando Cinque, Sabrina Paravicini, Eugenio Krauss, Laura Baldi
Distribuzione: Netflix
Durata: 105′
Origine: Italia, 2024

La valutazione della serie di Sentieri Selvaggi
1
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Il voto dei lettori
4.91 (169 voti)
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