Fantastic Machine, di Axel Danielson e Maximilien Van Aertryck

Documentario sull’evoluzione dell’immagine e della telecamera, tra materiale d’archivio, cinematografico, televisivo e web, passando per YouTube e Onlyfans. C’è poca oscurità e troppa innocenza.

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Cosa lega tra loro Eadweard Muybridge, Belle Delphine, Georges Méliès e Logan Paul? A primo impatto queste potrebbero sembrare associazioni apparentemente casuali se non addirittura azzardate. Eppure, ciascuno di questi individui ha saputo, perseguendo obiettivi inevitabilmente distanti se non opposti tra loro, lavorare sulla forza simbolica e narrativa dell’immagine, sfruttando l’evoluzione delle tecnologie fotografiche e video a favore di una restituzione dei corpi dapprima ingenua ed in seguito sempre più provocatoria, sfrontata e monetizzata. Ciò che li lega però, ancora una volta è la presenza di una costante, tanto necessaria, quanto vitale, quella dell’intrattenimento.

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Questo racconta e mostra, Fantastic Machine del duo Axel Danielson e Maximilien Van Aertryck. Il docufilm prodotto da Ruben Östlund si serve di toni irriverenti e mai cattedratici – nonostante il doppiaggio di Elio Germano ci ricordi in più di un momento, quelle pedanti, eterne e rigorose guide museali da tenere fastidiosamente all’orecchio fino al termine della visita – ciò che di fatto è accaduto globalmente e virtualmente rispetto all’incessante evoluzione dell’immagine, dunque degli uomini, del cinema, della televisione e del web.

Fantastic Machine, di Axel Danielson e Maximilien Van Aertryck

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Fantastic Machine è infatti prima di ogni altra cosa, un manuale svecchiato, provocatorio e inclassificabile sulla storia del cinema e i legami tra quest’ultimo e ciò che la televisione nel corso della sua evoluzione ha saputo produrre. Axel Danielson e Maximilien Van Aertryck partendo da qui, dimostrano inoltre come il web sia non soltanto una costola del cinema e della televisione dalla ferrea volontà emancipatoria, ma anche un universo a parte, desideroso ad ogni modo di mantenere nel corso degli anni con entrambe le arti, un dialogo costante e mai passivo, dando vita a nuove star, personaggi iconici e mode, al pari dello scenario cinematografico e televisivo, mettendo però in luce tutt’altro sistema e tutt’altra passerella.

Quella di Danielson e Van Aertryck è in definitiva una bizzarra, coraggiosa e immersiva analisi sociologica e politica sul potere che le telecamere e le immagini hanno, soprattutto al giorno d’oggi. In equilibrio tra il linguaggio che è proprio degli Youtuber e quello dei saggi storici, Fantastic Machine riflette con sguardo divertito e al tempo stesso allarmato su ciò che l’alfabetizzazione mediatica, ancora una volta in evoluzione costante può produrre, specialmente in termini d’esibizione sfrontata, d’intrattenimento e divulgazione teorica e pratica.

Passando per materiale d’archivio firmato Muybridge, fratelli Lumière, Georges Méliès e molto altro e così per veri e propri universi web e social quali YouTube, Onlyfans e Instagram, il docufilm di Danielson e Van Aertryck diverte ma non scava mai a fondo. S’osserva infatti l’oscurità, scegliendo tuttavia di non raggiungerla mai realmente, restando in superficie, laddove tutto è ancora consolatorio, laddove tutto è ancora innocente.

Titolo originale: And the King Said, What a Fantastic Machine
Regia: Axel Danielson e Maximilien Van Aertryck
Voce narrante italiana: Elio Germano,
Distribuzione: Teodora Film
Durata: 88’
Origine: Danimarca, Svezia, 2023

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.5
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Il voto dei lettori
2 (1 voto)
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