Troppo azzurro, di Filippo Barbagallo

L’esordio del regista e attore italiano è una commedia frenata dal rapporto con i propri modelli, ma è abile a gestire il minutaggio e calibrare l’ilarità.

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Dario (Filippo Barbagallo) è un venticinquenne insicuro e condizionato da innumerevoli ansie; è particolarmente legato al suo storico gruppo di amici e al fidato motorino con cui girovaga per le strade della capitale.
Con il sopraggiungere dell’estate e delle tanto agognate vacanze, il ragazzo – decisosi a non seguire i genitori al mare – rimane in città in compagnia dei propri pensieri. Si trova però presto a fare i conti con due new entry della sua già molto agitata quotidianità. Da un lato Caterina (Alice Benvenuti), aspirante restauratrice conosciuta in ospedale a seguito di un piccolo incidente con i fornelli, e dall’altro Lara (Martina Gatti), storica cotta di Dario che non lo ha mai degnato di uno sguardo; sono protagoniste entrambe di una stagione volubile e costellata di pessime decisioni, destinata infine a stravolgere (o forse no) l’esistenza di un ragazzo come tanti.

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Parte da qui Filippo Barbagallo. Dal mare magnum della “adolescenza” 2.0; quella dei forse, dei “non ne ho idea”, dei “lasciatemi in pace” pronunciati ben oltre la soglia linguistica del teen-ager. E nel farlo, il cineasta volge lo sguardo all’indietro, provando a rubacchiare qua e là dagli specialisti del genere nel tentativo di rileggere e riaggiornare vecchi discorsi secondo codici e sensibilità moderni.
Il suo protagonista, overthinker di professione e prima vittima di se stesso, è non a caso frutto della riconfigurazione di idiosincrasie tipicamente Alleniane – qui inserite nel contesto iper-specifico della Gen Z di Roma e dintorni. Ed è in effetti interessante riscontrare quanto il percorso del Barbagallo attore, fotografato nell’inarrestabile pulsione auto-sabotatoria di Dario, rispecchi di fatto quello del Barbagallo regista: spesso frenato dal rapporto con i modelli, ma al contempo ben conscio del suo desiderio di nuovi orizzonti.
I soli due momenti in cui Troppo azzurro tenta infatti di sperimentare con il mezzo – sostituendo il formato orizzontale nella simulazione dello schermo di uno smartphone e frammentando poi l’immagine cinematografica nella scomposizione panottica di una singola scena – rimangono purtroppo solo un grido smorzato all’interno di una narrazione per lo più convenzionale; che ha tuttavia il merito di una consapevole gestione del minutaggio e di un’efficace calibratura di momenti di non scontata ilarità, tra vecchie automobili che (non) vanno a vapore e paturnie esistenziali memori del primo Nanni Moretti – quello del “Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?”.
D’altra parte, qualche nuvola d’esordio non deve certo frapporsi alle ambizioni del regista. Con un pizzico di coraggio in più potrebbero aprirsi interessanti spiragli.
Regia: Filippo Barbagallo
Interpreti: Filippo Barbagallo, Alice Benvenuti, Martina Gatti, Brando Pacitto, Valeria Milillo, Valerio Mastandrea
Distribuzione: Vision Distribution
Durata: 88′
Origine: Italia, 2024
La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3
Sending
Il voto dei lettori
2.33 (12 voti)
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